mercoledì 8 agosto 2012

Sbiancaneve e lo zingaro di Snatch



L'idea di partenza era buona: trasformare una favola pallosa come quella di Biancaneve (una sorta di velina ante-litteram ammantata di una regalità esclusivamente dovuta alla schizofrenica araldica Disneyana, che deve riconquistare il suo regno facendo valere la sua dote più importante, ovvero essere la più figa di tutte, alla faccia delle femministe brutte, basse e pelose che si pettinano come Germano Mosconi) in un bel racconto gothic-noir-splatter-vieniquichetisbudello. Cacchio, l'idea era così buona che persino i Vanzina sarebbero riusciti a cavarne fuori un filmone da Oscar, anche lo avessero infarcito fino alla nausea di scuregge, puppappèra e malimortaccitua vari.

Invece no.

Rupert Sanders (e già da uno che si chiama come l'orsacchiotto di Stewie Griffin bisognava aspettarselo) ne ha sfornato una via di mezzo tra un monologo fuori sinc di Enrico Ghezzi e l'eutanasia praticata con un seghetto da traforo. Siccome menarla per 127 minuti (che sono poi l'equivalente di due ore e un coito medio, eh) con la storia di «Chi è la più bella del reame? Io, no tu, no, io, no lei, muori, no muori tu» era francamente impensabile, questo genio incompreso (persino da se stesso) del regista ha pensato bene di infilarci in mezzo tutte le copiature (pardon, citazioni) possibili e immaginabili da "Il signore degli Anelli", "Le Cronache di Narnia", "Avatar", "Un jeans e una maglietta" (vedasi a questo proposito il fratello della regina cattiva). Senza contare che ci sono più tempi morti in questo film che ne l'Intervallo della Rai con le pecorelle che brucano sul prato e le rovine greche sullo sfondo. Venendo ai dialoghi, c'è da dire che è stato un bel gesto farli scrivere ai ragazzi in riabilitazione dopo un incidente stradale. In fondo è anche con film come questi che si sensibilizza il pubblico sul pericolo delle stragi del sabato sera.

Ma la cosa peggiore (o migliore, a seconda del livello di masochismo del lettore) sono i personaggi. Che ora andremo sinteticamente a descrivere:
- Biancaneve: È la tizia di Twilight (e va beh...), la sua massima aspirazione artistica può essere solo diventare l'Asia Argento californiana, ha la verve recitativa del mio scaldabagno elettrico e la faccia di chi era andata al Sert a ritirare la propria dose di metadone ma purtroppo aveva trovato chiuso. Limona gente a casaccio senza sapere bene il perché, ed esorta gli uomini alla battaglia finale con un monologo che, più che somigliare a quello di Braveheart, come avrebbe voluto, sembra essere la giaculatoria di una beghina durante una messa di trigesima.
- Il Cacciatore: è lo zingaro di Snatch interpretato da Brad Pitt. U-GUA-LE. È sempre ubriaco, si esprime in modo incomprensibile, però non gli piacciono i coni e, quel che è peggio, non ha nemmeno i soldi per vivere in una roulotte.
- La Regina Cattiva: Si chiama Ravenna. E non faccio battute toponomastiche perché ormai le hanno fatte tutti quelli che hanno recensito il film prima di me. Ad ogni modo è una topa stellare anche con le rughe, e il fatto che debba uccidere della gente per rimanere tale e conservare il suo potere non fa altro che confermare quanto lei sia una persona migliore di voi.
- I Sette Nani: A parte che sono otto, ma poi uno muore e mette le cose a posto. Somigliano ad agricoltori del Midwest (manga loro soltanto il berretto della John Deer e le lattine di Bud schiacciate sulla fronte come ostentazione di virilità), si chiamano come agricoltori del Midwest (uno di loro si chiama Gus), parlano come agricoltori del Midwest (mancano solo gli appassionanti monologhi sul granturco), e hanno la vis comica del ministro Giarda quando si gratta le orecchie.

La cosa migliore di tutto il film è che a un certo punto a metà del primo tempo è partito il condizionatore del cinema (il motore di un vecchio B-25 Mitchell residuato bellico della II Guerra Mondiale riadattato alla bisogna) e il rombo ha impedito di comprendere fino in fondo i dialoghi. Ma temo che questo optional non venga offerto da tutte le sale, solo in quella in cui sono andato io. Se proprio dovete scegliere tra investire 7 euro nel biglietto del cinema o andare in ferramenta comprando l'equivalente in viti, consiglio la ferramenta. Anche ingerendole, le viti sono sempre la scelta migliore.

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