Gente, abbiamo un problema. Si chiama nuova generazione. E per nuova generazione intendo tutto quello che ha avuto la deprecabilissima idea di venire al mondo dopo il sottoscritto.
Tralasciamo l'assoluta inopportunità di un gesto simile, pari forse solo a quella di un cineforum organizzato dal Kollettivo Kakakazzi durante la settimana di autogestione all'Itis "Giosuè Pascoli con la chiave del 12" dopo la proiezione di un capolavoro di Kubrik. Ma tant'è. Ho imparato infatti che, se c'è proprio una cosa che non puoi fermare, è il ciclo della vita. Anche un Suv giapponese lanciato ai 120 all'ora su un controviale da una madama cotonata della Crocetta con tanto di filippino racchiuso nel cruscotto può dare i suoi crucci, ma è più facile da gestire rispetto al ciclo della vita.
Ad ogni modo, tutto ciò non giova alla speculazione di cui all'inizio. Ho divagato. Dicevo che abbiamo un problema. E anche bello grosso. La nostra illustre civiltà, che in passato ha dato i natali a gente come Giulio Cesare, Dante, Machiavelli, Galileo Galilei, Vivaldi, Garibaldi, Verdi, D'Annunzio, Marconi, Majorana, Fermi, la Montalcini e l'omino baffuto della pubblicità del Tonno Insuperabile, sembra infatti aver toccato il suo apice in un non meglio precisato momento sul finire del secolo scorso (penso all'epoca della pubblicità del tonno), ed essere quindi inesorabilmente destinato ad una precipitosa discesa verso l'Abisso.
E ne vediamo già i segnali. Sono intorno a noi. Sono tra di noi. In alcuni malauguratissimi casi sono nostri parenti. E così come per San Giovanni ad annunciare l'Apocalisse c'erano angeli, trombe, sigilli spezzati e fantini dal look discutibile e dalla cavalcatura altrettanto bislacca, secondo il modestissimo parere di chi scrive ad annunciare l'ineunte decadenza morale e sociale della nostra stirpe ci sono i bimbiminkia (leggasi, in proposito, un'accurata analisi etologica).
Già pericolosa di per se', questa strana specie animale è diventata ancora più perniciosa per l'uomo dal momento in cui è riuscita ad entrare in possesso della chiave per accedere a quello che, nelle intenzioni dei suoi creatori, ma soprattutto nelle mie, avrebbe dovuto rimanere una sorta di empireo per kalokagathòi selezionati dopo schizzinosissima opera di filtraggio: l'Internet.
Si muovono in mandrie numerose e prive dei consueti individui alpha (maschi o femmine, è indifferente), e, giacché palesano ad ogni piè sospinto di ignorare anche le più elementari (ed è proprio il caso di dirlo) regole della grammatica italiana, comunicano attraverso gutturali borborigmi derivati forse da una parafrasi anfetaminica del ceppo ugro-finnico (tvttb, xké, xò, nn, cgil, cisl, uil..), ed hanno progressivamente occupato spazi sempre più consistenti dell'universo digitale, configurandosi dunque non più come caso sporadico di degenerazione sociale da avitaminosi scolastica, bensì come vero e proprio fenomeno pandemico.
Occorre adottare serie contromisure, se non si vuole scivolare nel baratro senza che si abbia più via di scampo. E' un po' di tempo che ci sto pensando, ma non riesco a venirne a capo. Ho riflettuto su varie ipotesi risolutorie, tra cui vorrei qui citare il napalm, l'avvelenamento col nichel della falda freatica cui attingono gli acquedotti che alimentano le scuole medie, la scolarizzazione forzata dei superstiti all'interno di strutture ricettive quali i campi di rieducazione cambogiani, o l'arruolamento di squadroni della morte armati di congiuntivi di grosso calibro e consecutio temporum affilatissime da liberare nei centri commerciali il sabato pomeriggio. Non so. E' solo che mi paiono tutte troppo umane. Si accettano suggerimenti.