giovedì 5 luglio 2007

Psicopatologia di Salad Finger

A seguito del grande successo seguito al post dei sette episodi di Salad Finger, che trovate più indietro, intendo stimolare su queste pagine un dibattito in merito all'interpretazione del suddetto cartoon, riprendendo un interessante quanto accurato lavoro di analisi già iniziato sul blog Usual Fallout (trovate il link nell'elenco a destra)
Inizio con il postare una mia personale analisi del personaggio, su base pseudopsichiatrica, non avendo io nemmeno la più vaga infarinatura in questa branca della medicina.

Personalmente propendo per la teoria dell'affezione schizoide, generata molto probabilmente da un devastante trauma iniziale (la guerra? - vedansi i riferimenti ad una non meglio precisata "Great War"-, la perdita violenta di una persona cara, di un forte riferimento? - vedasi il dialogo con il cadavere mutilato rinvenuto forse non a caso durante gli scavi in cortile-).
I soggetti con cui Salad Finger interagisce sono in realtà proiezioni idealizzate delle sue più grandi paure (le deformità che mascherano la cattiveria, secondo l'archetipo greco della kalokagathìa e del suo conseguente opposto) e dei suoi più accesi desideri (il pic nic con la bambina, con la quale flirta palesemente, appare come un mal celato desiderio di un ritorno all'infanzia, quasi a voler ricominciare da capo).
Lui stesso, o meglio, ciò che lui vede di se' e vuole che noi vediamo, non è che una proiezione mentale ricreata attraverso il filtro della patologia. Salad Finger non ci appare, e del resto non appare nemmeno a se stesso, sotto le sue vere sembianze, bensì sotto quelle di un "IO" mutato, perverso e innocente al tempo stesso, probabilmente figlio di una coscienza pesantemente condizionata in passato dagli orrori subiti e/o commessi. L'affezione per la ruvidezza, talvolta per il dolore (generato dalle punture di chiodi, dalla vsita del sangue o dalle irritazioni cutanee provocate dalle ortiche) è una ricerca di emozioni forti e tangibili e al tempo stesso un desiderio di catarsi, alla stregua dei dettami di molte filosofie orientali (soffri oggi per espiare le tue colpe e guadagnare il paradiso domani).
La costante ricerca, poi, di solide certezze e di un senso profondo di sicurezza in un mondo sfocato e confuso, quasi generato da allucinazione, come quello in cui il soggetto vive, viene chiaramente esplicata dal continuo "battezzare" oggetti e personaggi. Nel dare nomi a cose e persoine, il soggetto si sente in un certo qual modo padrone e controllore di esse. E lo ribadisce quando cambia il nome ad uno dei suoi amici posticci che lui stesso aveva battezzato la prima volta, quasi a voler sottolireare la sua completa ed arbitraria signoria su di esso. Per lui è probabilmente una forma di consolazione e inconscio contrappasso dalla consapevolezza di essere in realtà sperduto e indifeso in un mondo che non sente assolutamente suo, e sul quale non ha alcun tipo di governo.
Emblematica altresì, secondo la mia personale analisi, la scena dell'autocannibalismo, con la quale Salad Finger mira probabilmente ad esorcizzare un desiderio mai sopito di liberarsi della sua parte più disumana. Impressionanti in questo senso le affinità con lo Smeagol/Gollum de Il Signore degli Anelli.

Seguiranno ulteriori approfondimenti

1 commento:

Pautasio ha detto...

Nelle pagine di Google in lingua italiana i link di questo blog sull'argomento sono al primo e al secondo posto. Sul terzo gradino, un altro malato della serie: Wagon, di Usual Fallout