lunedì 14 gennaio 2008

Tre blogger al bar


Certe cose succedono perché devono succedere, e basta. Come quello che è capitato sabato sera, quando una normale rimpatriata tra ex compagni di scuola, ancora oggi (stranamente) ottimi amici, si è trasformata involontariamente in un summit tra blogger made in Blogspot. Tre (de)menti geniali a confronto: Ilallà, Ale, e, ovviamente, Memedesimo. Tutti e tre assonnati, scazzati col mondo e annoiati di default, ognuno per ragioni proprie. Gli ingredienti perfetti per un'ottima serata, o per un film della Comencini. E allora ecco che già quattro secondi dopo essersi ritrovati a bordo della stessa macchina sono cominciate le cazzate a nastro.

Ma il meglio di se' stesso questo malassortito trio é riuscito a darlo solamente una volta giunto a destinazione: una gustosa e pittoresca birreria torinese di cui, per motivi religiosi, non farò il nome. Però potrò abbozzare una breve quanto intensa cronaca di quanto poi avvenuto al suo interno.

Mi appresto a cominciare.

Quindi comincio:

Non appena smontati dal veicolo motorizzato di Memedesimo, Ilallà inizia subito a demolire le gonadi del restante 66,66% della comitiva (suppongo essendo lei, per ovvie ragioni fisiche, priva di propri ammennicoli da martellare in totale autonomia): "Guardate che secondo me è tutto pieno". "Va' un po' a cagare" le replicano gli altri due con uno sguardo. Per fortuna, nulla è mai così pieno come si supponga, comprese le cavità vaginali di Ylona Staller in arte Cicciolina, e così nemmeno la birreria fa eccezione.

Ale entra per primo, dopo che l'avventore che lo ha preceduto ha pensato bene di chiudergli la porta in faccia con la cortesia di un mulo. "Un tavolo per tre, grazie" dice Memedesimo, quindi la comitiva si accomoda. Sono tutti attorno ad un tavolino a tre gambe, perfetto per reggere un vaso di begonie o per animare una seduta spiritica, un po' meno per ospitare tre avventori. Non solo per le dimensioni, ma anche perché se ne sta appollaiato sull'angolo più infelice del palchetto su cui solitamente i batteristi dei complessini jazz che si esibiscono nel locale il martedì sera ammucchiano i cappotti dell'intera band. O, in alternativa, relegano il clarinettista sfigato a soffiare nel suo maledettissimo tubo strillante.

Ilallà è l'unica a poter conferire alle sue terga una parvenza di comodità. Ale, invece, è sull'orlo di un baratro: le gambe posteriori della sua seggiola sporgono pericolosamente dal bordo del succitato palco. Così ogni qualvolta, durante il corso della serata, si troverà ad accompagnare con ampi gesti le sue discussioni, colpirà con gomitate di inusitata violenza ma dosata crudeltà l'avventrice alle sue spalle. La quale, però, essendo tanto brutta da risultare addirittura inguardabile per occhi cresciuti con l'amore per il Bello, merita ogni singola percossa. Memedesimo, invece, che arrivando per primo potrebbe accomodarsi su un triclinio sistemato per traverso, si sceglie in pieno il posto dei cappotti (o del clarinettista sfigato, a seconda). Adorabile idiota. E per poter sorbire compostamente la sua birra (pardon, due birre), dovrà assumere una curiosa posizione triplocarpiata nella quale, meraviglia delle meraviglie, riuscirà a dare maleducatamente le spalle perfino a se stesso.

I tre ordinano.

Ilallà, la quale evidentemente ha fatto il militare a Cuneo, rigorosamente negli alpini, chiede un vin brulée. E' la terza volta che i tre fanno visita a quella birreria, ed è la seconda volta che Ilallà ordina vin brulée. La prima, invece, aveva chiesto una tisana al dolce finocchio (si chiamava proprio così, lo giuro su Mike Bongiorno).

Ale si lascia convincere da Memedesimo a scegliere la sua stessa birra: la Duchesse de Bourgogne, una birra scura e dolce, da meditazione, fresca, rotonda, assai gustosa. Insomma, una delizia per il palato e un conforto per il cuore. Assieme ai pedofili e ai serial killer, l'unica cosa che in Belgio sappiano fare divinamente. Peccato, però, che la suddetta non sia così diffusa sulle carte delle birre di pub e birrerie del globo terracqueo. Quello dove i tre sono appena approdati, infatti, è uno dei pochi tavoli in Torino dove la si può degustare, servita magistralmente in un bicchiere a coppa, come vuole l'etichetta.

Memedesimo ama visceralmente la Duchesse de Bourgogne. Memedesimo venera al pari di una profetessa la Duchesse de Bourgogne. Memedesimo venderebbe sua madre per una bottiglia da 33cl di Duchesse de Bourgogne. Memedesimo fa regolarmente sogni erotici con la Duchesse de Bourgogne raffigurata sull'etichetta delle bottiglie di Duchesse de Bourgogne. Indovinate un po'? Memedesimo è andato lì apposta per poterla bere.

Per questo la ordina:

Memedesimo dice, con una pronuncia così perfetta da lasciare di stucco la cameriera: "Una Duchesse de Bourgogne" ma pensa in realtà "Godo come un mandrillo al solo pensiero che tra qualche minuto avrò un bicchiere gelido e appannato di condensa tra le mie mani, traboccante di schiumoso nettare".

Cameriera risponde, senza scomporsi: "Mi dispiace, l'abbiamo finita".

Memedesimo, all'apice di una delusione provata poche volte nella sua breve esistenza: "Ah...che peccato". Ma pensa in realtà "Muori, zoccola!"

Cameriera: "Le posso portare un'altra birr..."

Memedesimo: "Zitta, infame sgualdrina, sto ancora cercando di elaborare la terribile notizia!". In realtà lo pensa soltanto, perchè le parole che escono sono: "Allora mi porti una Barbar Rouge (triste ma bevibile surrogato della Duchesse, ndr), per cortesia".

Cameriera (si allontana qualche istante per chiedere conferma dalla regia, poi torna. Visibilmente imbarazzata. E tremante): "Spiacente, non abbiamo più neanche quella...".

Memedesimo: "Mi stai pigliando per il culo? Di' un po', mi stai pigliando per il culo, eh? Rispondi, puttana: MI STAI FORSE PIGLIANDO PER IL CULO? Che tu sia travolta dalla sciolta all'istante, deprecabile meretrice! Che la tua progenie fino alla sesta generazione a partire dalla tua sia affetta da numerose malattie dermatologiche per l'intero corso della sua esistenza, vacca maledetta! Cosa cazzo tenete i nomi le birre scritte sul menu se poi non le avete in cantina? Imparate a tirare una fottutissima riga con un fottutissimo pennarello sulle fottutissime bibite di cui non disponete, Cristosanto!".

In realtà anche questo si limita a pensarlo, perché quello che la cameriera ode è solo un sommesso: "Va bene, allora mi porti la Blonde".

Poi, non contento, Memedesimo fa la cazzata. E domanda: "Che cosa c'è di dolce?". Al che la cameriera attacca un monologo shakespeariano di dodici ore e mezza filate, stile Ben Hur director's cut, con tanto di backstage inclusi sul terzo Dvd, in cui elenca manufatti culinari di ogni genere e sorta, che vanno dalla crostata di ciliege e l'apple pie fino al sufflè di tigre siberiana, la mousse si spinterogeno, il timballo di incidente automobilistico e la meringata all'intonaco.

"Pietà, la prego, pietà! - la interrompe ad un certo punto Memedesimo, quando ormai dalle finestre del locale l'alba allunga le sue rosee dita sugli avventori tutti - prendo quella roba che c'ha il cioccolato dentro". "Il cartello di divieto di sosta glassato?" fa lei. "Sì, quello" liquida lui.

Ale intanto, per evitare ulteriori incidenti diplomatici, o più semplicemente per risparmiarsi altre perdite di tempo, ordina timidamente una birra da supermercato adulterata con minio e bulloni e servita in un water closs.

Qualche minuto dopo, i tre possono degustare le rispettive bevande.

Memedesimo paga con una banconota da 500 copechi appiccicaticcia e collosa, prelevata poche ore prima dal Monopoli di un suo carissimo amico armeno. E riesce a farsi dare anche il resto.

Ale cerca l'oro, o forse un po' di gnocca, sul fondo del proprio bicchiere.

Ilallà, in segno di amicizia e stima verso i due commensali, sputazza chiodi di garofano prelevati con le unghie dei piedi dal suo vin brulée: "A me non piacciono", sentenzia con flemma.

Poi i tre passano alle foto idiote con il cellulare. E mentre Ale scuote la testa con disapprovazione, provocando ferite lacerocontuse multiple sulle membra minute dell'intrombabile scorfana alle sue spalle; Ilallà partorisce immagini dense di poesia e di pacioccosa bambinosità (le trovate sulla destra, tra un gatto e uno sguardo lascivo); Memedesimo si mostra assai più prosaico. Producendo questo:




Sì, bambini, è proprio un pupparuolo, stilizzato con grazia e fine senso estetico attraverso l'allineamento geometrico di un numero imprecisato di gusci di pistacchio. Peccato che Ilallà non gli abbia dato il permesso di lasciarlo come mancia alla cameriera. A Memedesimo sembrava una di quelle che avrebbero accettato il dono con gioia. Un po' come un bambino del Biafra con un tramezzino al prosciutto...non so se rendo l'idea.

Pazienza, sarà per la prossima volta. Sperando che stavolta ci sia la Duchesse...

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Ahahahha, dovresti scrivere una serie di racconti sulle avventure del Pauta & altri blogger al pub! Sabato sera i miei condivisori di tavolo hanno trovato un altro impiego delle bucce di pistacchio: tirarsele addosso. Un quarto di secolo di vita ciascuno (se non di più) buttato nel cesso! Certo, mai quanto la serata di venerdì in cui il passatempo principale per gli altri è stato tirarmi palline di carta nella scollatura della maglietta... per fortuna che non vesto succinto ed il gioco è sempre alquanto difficoloso, altrimenti non ci sarebbe gusto :)

ilallà ha detto...

come promesso sei stato il mio primo pensiero stamattina! sono ancora qui in piagiama e con gli occhi appiccicaticci,devo ancora lavarmi la faccia e non mi sono nenache accorta che il cd che ho fatto partire è di PAOLO CONTE... stavo ridendo troppo forte per sentirlo!!
Adesso che ci penso vorrei poter rintracciare la sfigata seduta dietro - sotto- ale per potermni complimentare per la pazienza dimostrata... stava ballando la macarena da seduta per evitare il gomito del nostro eroe.
E ricorda che sono figlia di alpino, l'amore per il vin brulèe ce l'ho probabilmente nel sangue! Sputare i chiodi di garofano nei bicchieri e piatti della torta al cioccolato altrui è una necessità, mica vorrai mandarli giù! L'unica cosa che mi dà un pò fastidio e che insieme al vino non diano la cannuccia e non si possano fare le bolle come nel latte e menta del Coblan...
Complimenti ancora per la tua arte... non oratorio-narrativa, ma artistica... THE BIG PAUTA

SaBrInA ha detto...

"su cui solitamente i batteristi dei complessini jazz che si esibiscono nel locale il martedì sera i cappotti dell'intera band". Cosa fanno i batteristi dei complessini jazz ai cappotti? XD

Pautasio ha detto...

Li ammucchiano, accidenti, li ammucchiano. Grazie a Sabrina per la pungolatura...
Devo smetterla di scrivere post alle due di notte

Anonimo ha detto...

Caro Pautasso,
quando non ho impegni mondani e trascorro le serate con la mia pipa Dunhill, accanto al camino, qui nel castello di Blandings, scelgo dalla biblioteca uno dei suoi volumi e mi rendo conto che lei è, al tempo stesso, Bertie Wooster e Jeeves.
Notavo incidentalmente la notevole fattura del pezzo anatomico, ampie campiture di colore, quasi materico, su uno sfondo uniforme dalla texture in evidenza, pregevole, direi. Quasi quasi lo compro, per appenderlo tra quel paesaggio di Turner e il Braque.
Saluti.
Ah, dimenticavo, nelle mie cantine, oltre alla birra, si beve dell'ottimo sherry, o del porto d'annata

ilallà ha detto...

quando andiamo a bere qualcosa nelle cantine di doctor steve?!

Alessandro ha detto...

Mi sa che senza Duchesse de Bourgogne il pautasio non è attratto a quelle cantine

Anonimo ha detto...

Per Ilallà:
Cara Ilallà e cari tutti, nelle stanze del mio castello sarete sempre benvenuti. L'unico problema è: 1)capire in tempo reale gli annunci nella metropolitana londinese; 2) leggere P.G. Wodehouse in lingua originale. Per il resto: "Rule, Britannia, Britannia rule the waves; Britons never will be slaves"
Prosit!

ilallà ha detto...

Ti farò sapere se e quando deciderò di fare un giro a Blendings in lingua originale... però poi il cicchetto di porto è doveroso

Pautasio ha detto...

Ieri sera ho bevuto un'intera bottiglia di Lagavoulin invecchiato 16 anni, con un mezzo toscano, in compagnia di un mio caro amico, davanti al fuoco del suo camino. L'avessimo fatto con una bottiglia di J&B e un pacchetto di Marloboro saremmo stati soltanto dei deprecabilissimi alcolizzati di infima e sentinea estrazione.
Così invece siamo stati elegantissimi gentiluomini, adorabili nella loro dorata decadenza.
Non avete idea della soddisfazione tipicamente "upper class" che si trae da queste piccole cose. Anche se poi dopo abbiamo fatto le 4 del mattino giocando a Risiko online...

Ps Attendo solo più il tuo biglietto da visita in portineria, dottore, dopodiché verrò a trovarti immantinente...

Pautasio ha detto...

Oh, shit (Oxford mode on)!
Mi sono accorto solo or ora di aver scritto "ferite lacerocontruse". Maledetta ora tarda. Un gentlemen come il Dottore avrà sicuramente sentito fremere le vene dei polsi, ad un simile obbrobrio.
Me ne dolgo e me ne scuso

Anonimo ha detto...

L'autocitazione con link su TEMEDESIMO è una chicca alla Hitchcock.

Pautasio ha detto...

Come al solito sei fin troppo generosa nei miei confronti, Avevo. La verità vera è che sono semplicemente una becera attention whore...

Anonimo ha detto...

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