mercoledì 16 gennaio 2008

Mitridatismo alla merda


Dopo attente analisi e approfonditi studi, sono giunto alla conclusione che la vita non è altro se non un gigantesco nastro trasportatore da mensa aziendale, davanti al quale siamo seduti, in perenne attesa del pasto.

Peccato soltanto che sul nastro non scorrano solamente pietanze prelibate. Di tanto in tanto, infatti, vi passa la merda. Già, proprio la merda. A volte tanta, a volte poca, ma sempre puzzolente e sozza. Merdiforme, merdace, merdosissima merda, insomma.

Spesso, per fortuna, si tratta soltanto di piccoli stronzetti di cane rachiticamente rinseccoliti, che transitano a cadenze così dilazionate nel tempo da venir quasi archiviati dal subconscio come inesistenti. Ma è proprio in quei momenti, proprio quando si volta le spalle al nastro con ostentata sicumero, che esso ci scarica nel piatto badilate su badilate di letame caldo e fumante. Carrettate. Vagonate. Container interi di merda. Proprio tanta merda.

Allora che si fa? Si annega? Certo che no. Non ci si arrende mai senza lottare, e se lo dice anche John Wayne c'è da crederci. Si nuota? Neppure, perché prima o poi le forze vengon meno, si annaspa, e quindi si annega.

Ebbene, che ci resta da fare? Mangiare tutto, di gran gusto, dalla prima all'ultima forchettata. Anche se ha tutt'altro che un buon sapore.

Però occorre essere adeguatmente preparati.

Un modo per esserlo c'è. Lo chiamo "mitridatismo alla merda", in memoria di quel celebre re del Ponto che, temendo di venir avvelenato da un momento all'altro, ogni mattina, a colazione, nel caffé, scioglieva una gocciolina di veleno, tanto per abituare poco alla volta il proprio organismo all'imminente attentato. E fu così che la scampò, per giunta più di una volta, con gran scorno di chi gli voleva male, e poté così coronare il suo desiderio di lasciare in eredità il proprio regno a Roma. Bella storia, neh? Ne faccia tesoro.

Un cucchiaino di merda al giorno, dunque, tanto per tenere il palato in allenamento, pronto anche a fare indigestione all'arrivo del Big One di magna merda che inonda e affonda. Così, mal che vada, ci si procura al massimo un acetone di quelli seri.

Ma si sopravvive. E, come dicono sempre nei film gli eroi bellissimi e fortissimi con la sigaretta all'angolo della bocca, "quello che non t'ammazza ti rende più forte". Dico bene?

Allora coraggio, non disdegnare mai il tuo cucchiaino quotidiano di fragrantissima cacca!

17 commenti:

ilallà ha detto...

La storia insegna.
Il Pautasio riporta alla memoria. Post da stampare e tenere in bacheca per i momenti difficili.

Anonimo ha detto...

alla merda non ci si abitua mai. per fortuna...

Pautasio ha detto...

Alla merda, prima o poi, ci si abitua. Per fortuna

Anonimo ha detto...

Caro Pautasio,

ho analizzato il suo caso clinico. Questa sua visione coprocentrica del mondo mi preoccupa ma non più di tanto, non essendo essa primaria bensì secondaria, innescata cioè dalle modalità di conclusione della sua vicenda sentimentale (della quale noi tutti siamo stati resi edotti, compartecipandovi emotivamente). Terapeuticamente parlando citerei quello delle storie tese ("la merda non è così brutta come la si dipinge") e consiglierei la visione di questo spezzone,

http://www.youtube.com/watch?v=3UirpsD7Srs

una sorta di dialogo sui massimi sistemi.
In quanto a me... non dico certo che mangio merda per come è organizzato il mio lavoro, sarei un ingrato. E' solo che la realtà mi frega sempre, è vero che talvolta supera ogni immaginazione.
Con affetto

Pautasio ha detto...

Temo di essere stato malamente frainteso. La mia teoria sul mitridatismo, peraltro risalente già a qualche anno fa, quindi a tempi assolutamente non sospetti, si basa su un assioma molto semplice: una normale e automatica constatazione, non una drammatica caduta nel pessimismo più disfattista. Anzi, ritengo si tratti al contrario un ragionamento decisamente ottimista. E cioè che: dato che "shit happens", tanto vale tenersi pronti, così si patisce meno.
Pessimista sarebbe pensare che di merda si muore, mentre all'opposto pensare ad un nastro trasportatore di risotto ai funghi sarebbe quantomeno utopistico, se non ingenuo, o semplicemente idiota...

pandemonium ha detto...

Va anche detto che avvelenarsi il risotto, quando capita, con un terapeutico cucchiaino di merda quotidiano, se non ti rafforza comunque ti rovina sempre e comunque il gusto del risotto. Meglio forse dotarsi di badile: ci si gusta il risotto in pace e si tenta di tenersi pronti all'ondata merdesca quando essa arriverà. Se poi non riusciremo ad averne ragione, ci saremo comunque goduti i risotti della vita e saremo annegati nella merda indossando i nostri stivali e i nostri elmetti.

Pautasio ha detto...

Punto di vista tutt'altro che disprezzabile...
Tra l'altro oggi ho pranzato davvero col risotto, allo zafferano, e me lo sono gustato senza nemmeno il minimo sentore di cacca.

Anonimo ha detto...

Caro Pautasio
quand'è così... tutta salute e leviamo i calici (ma non troppo però, che l'etanolo fa male, e nel Llagavulin ce n'è abbastanza).
Due esegetiche parole ogni tanto ci vogliono.
Eppoi non vogliatemene... anche la Recherche all'inizio non fu capita...

Anonimo ha detto...

Per una strana coincidenza astrale, capito qui per la prima volta. E mi becco... sì, insomma... non male come benvenuto!

Pautasio ha detto...

Uelcom, Imp! E non fare troppo caso alla cacca...mi sono dimenticato di pulire

Alessandro ha detto...

Tira l'acqua, coprofago!!!!

Gabriele ha detto...

Cavolo Pautasio!
Che spettacolo..il post!
Che schifo...la foto!

Pautasio ha detto...

Ma come mai quando queste cose le fa Oliviero Toscani nessuno si arrabbia?

Alessandro ha detto...

Che foto di merda!!!

Anonimo ha detto...

ma.............è tua la merda ???

Pautasio ha detto...

No, ho vinto un'asta di cacca su E-bay

Anonimo ha detto...

CHE BEL BLOG DI MERDA....
PS: CALERNO DOMINA!!!