Autorità, cari amici ,
quando mi è stato chiesto di preparare un breve intervento in occasione delle celebrazioni per il 40° anniversario del Centro Pannunzio, in qualità di giovane socio, due sono stati i sentimenti che subito mi hanno investito nel profondo. Il primo, un senso d’orgoglio. L’orgoglio di poter raccontare attraverso queste mie parole l’esperienza dei giovani del Centro, le loro aspirazioni e i loro progetti per i tempi che verranno. Il secondo, lo confesso, è stato il timore. Il timore di non riuscire ad esprimere con le giuste frasi ciò che per me, e per chi come me sta compiendo il medesimo percorso, rappresenta ed ha rappresentato l'essere parte integrante di una realtà culturale e morale così straordinaria qual è quella del Centro Pannunzio.
Poco alla volta ho compreso però che non sarebbe stata necessario nulla di particolare per esprimere i sentimenti dei giovani del Centro Pannunzio perché i nostri sentimenti sono sinceri e profondi . Parlo di dell’amore incondizionato per la Libertà e il Sapere che lega tutti i pannunziani, di ieri e di oggi, e che stringe come un filo rosso, sottile ma tenace, tutte le attività, tutte le iniziative, tutte le proposte che al Centro nascono e dal Centro prendono vita.
Queste devono essere le basi del nostro cammino futuro. Su questi princìpi e su questi ideali che ci hanno guidato fino ad oggi, deve continuare a fondarsi il nostro domani. Barbara Spinelli ha parlato in passato , riferendosi al Centro Pannunzio, di un ragionare solitario.Debbo smentirla perché il modo di ragionare degli amici del centro non è affatto solitario non fosse altro perché i miti del ’68 sono finiti per sempre. La lezione francese è solo l’inzio della fine di una società in cui i diritti non comportano doveri.
Coloro i quali sono chiamati ad essere protagonisti e artefici del nostro domani siamo noi giovani. E’ un compito quanto mai arduo e complicato, e dall’esito solo apparentemente incerto . Incerto perché il mondo che ci circonda ci sta privando a poco a poco di tutti quei modelli, di tutti quei valori e quei princìpi che per chi ci ha preceduto sono sempre stati esempi di vita da seguire e maestri in grado di indicare la strada da percorrere. Ma ci sono segni evidenti di cambiamento e i quarant’anni di impegno intellettuale del Centro Pannunzio hanno indicato una strada da seguire. Viviamo in un’epoca che sembra prediligere la mediocrità e il grigiore, ed incoraggia le nuove generazioni a crogiolarsi in questo immenso e sconfinato nulla. Viviamo in un mondo che premia l’accidia della mente e tarpa , con ogni arma, anche la più subdola, l’intraprendenza intellettuale. Viviamo in un mondo che esorta all’appiattimento morale e culturale, e troppo spesso propone come modelli da seguire coloro i quali mostrano di saper primeggiare in questo vuoto grigiore. Viviamo in un mondo che, come unica alternativa a questo grigiore che tanto aborriamo e temiamo, suggerisce i modelli desueti di ideologie tiranne e oppressive, già sconfitte dalla Storia eppure ancora ostinatamente presenti, talmente muffite da odorare di marcio, che pur tuttavia continuano ad imporre una via sbagliata da seguire. La linea tracciata dal Centro Pannunzio ci dà forza e conforto .La cultura a cui ci riferiamo,non ha scheletri nell’armadio e il Centro Pannunzio in quarant’anni non ha dovuto cambiare ragione sociale ed è rimasto sé stesso .Questo è un motivo di orgoglio e di speranza.
In una celeberrima pellicola moderna, il personaggio principale si attarda nel fare questa riflessione: "Siamo i figli di mezzo della Storia - dice questi - senza posto ne scopo, non abbiamo ne la grande guerra ne la grande depressione. La nostra grande guerra è spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita". Parole raggelanti, ma drammaticamente vere. Abbiamo perso molti grandi maestri, e non siamo stati capaci di trovarne di nuovi.
Perché non abbiamo voluto, o perché semplicemente la Storia è stata troppo avara nel darcene altri.
Ma va detto che ci sono stati anche i cattivi maestri che hanno armato la mano di chi dal 68 ha fatto nascere il terrorismo che trent’anni anni fa ammazzava Carlo Casalegno e tanti altri. E va anche detto che una figura come Oriana Fallaci è stata zittita e perseguitata anche in occasione della Fiera del libro nel corso della quale il solo centro Pannunzio l’ha ricordata di fronte ad una folla incredibile di persone,malgrado il silenzio agghiacciante dei giornali.
Il nostro unico appiglio, l’ultima ancora di salvezza che possa arrestare il lento ma altrimenti inarrestabile scivolamento verso il nulla, deve essere proprio l’amore che noi nutriamo per il sapere e la libertà. Libertà di pensare e di agire, libertà di vedere e valutare il mondo senza le lenti azzurre di un ingannevole ingiustificato ottimismo troppo lontano dalla realtà, senza gli spessi paraocchi imposti da questa o quella ideologia dominante, e senza i fardelli di un altrettanto ingiustificato disfattismo. Il senso di questo nostro incontro è scandito dall’Inno di Mameli che abbiamo cantato all’inizio di questa manifestazione. E’ L’inno che ci fa sentire l’orgoglio di essere italiani,di sentire il Risorgimento ,tanto amato da Pannunzio,come motivo ispiratore per l’oggi e il domani.
Dobbiamo continuare ad essere alfieri di questi ideali. Dobbiamo continuare a preservarli dall’oblio e farli nostri, per potere un giorno trasmetterli intatti e rafforzati a chi verrà dopo di noi. Dobbiamo continuare a sentirci pannunziani.Come e più fecero quarant’anni fa quei giovani che seguirono Arrigo Olivetti nel nome di Pannunzio.
Come amava dire Mario Soldati, Sempre in alto il Pannunzio!
audio:
http://www.radioradicale.it/scheda/226185/da-pannunzio-al-centro-pannunzio-una-rilfessione-sul-passato-un-progetto-per-il-futuro
4 commenti:
Ti hanno anche trasmesso su radio radicale in diretta?
Stai facendo rapidamente carriera...
cribbio, io c'ero
certi momenti, nella vita, non si dimenticano. Per tutto il resto, c'è Mastercard
don
aka www.giovannivagnone.it
domanda a me stesso: che ci faccio a leggere il tuo blog, rileggere il tuo discorso che ho seguito, alle 4.38 di un giorno a caso? Mah.
ri-don
ri-don-dante
:U
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