lunedì 29 marzo 2010

Mecenatismo prêt-à-porter



Uno dei precetti che più mi sono rimasti impressi della mia formazione cattolica ricevuta in gran parte in famiglia e, in seguito, attraverso qualcosa come 12 anni di scuole religiose (evviva i Fratelli delle Scuole Cristiane, una sorta di parà della pedagogia, che mi hanno convinto a lanciarmi tra le braccia della Conoscenza con lo stesso entusiasmo con cui a Pisa un sergente istruttore convince la recluta a saltare fuori dal portellone di un C-130) è il concetto di solidarietà. Parola usata ed abusata, troppo spesso glassata di un buonismo peloso e interessato, altre volte, invece, guardata con superstizione come feticcio in grado di sistemare le coscienze sporche. Eppure, se ben ricordo, la solidarietà dovrebbe essere altro. Qualcosa che non è semplicemente prendersi cura o aiutare il prossimo liberandosi del superfluo, ma deve per forza comportare un minimo di sacrificio, una rinuncia, insomma, una privazione da parte del soggetto donante, per quanto infinitesimale, a fronte di un beneficio, per quanto anch'esso infinitesimale, per il soggetto destinatario del dono.

Sono iscritto ad una sorta di raccolta punti-fedeltà promossa da un noto gestore di telefonia cellulare. Per ovvie ragioni non posso nominare il marchio, indi per cui vi dirò solo che è omonimo del noto regista Burton. Ad ogni modo: oggi, alle soglie della scadenza della raccolta punti, sono stato chiamato a scegliere tra un ventaglio di gratificanti soluzioni che ricompensassero la mia teutonica fedeltà alla causa, nonché le decine e decine di euro di investimenti mensili da me erogati per il funzionamento del mio personalissmo parla-parla wireless. Potevo scegliere tra: 1) tre mesi di convenientissima tariffa voce + sms + mms + cgil, cisl, uil 2) un periodo similare di agevolazioni alla navigazione internet 3) due biglietti omaggio per andare a vedere giocare la mia squadra del cuore 4) tramutare i miei punti in un simbolico contributo di 30 euri mensili per 12 mesi in grado di pagare gli studi a due infanti di non ricordo bene quale martoriato paese dell'Africa. Ora, considerando che 1) per uno degli infiniti corollari della legge di Murphy, anche il più accanito chiacchierone e vergatore di messaggini quando riceve un bonus per parlare e scrivere aggratis vede calare drasticamente, e non si capisce mai per quale ignota ragione, la propria pulsione a comunicare per tutta la durata della validità del bonus 2) c'ho il blackberry, ergo, l'Internette figo ce l'ho già 3) costringere me stesso, ed un'ignota vittima scelta a caso tra le mie conoscenze, a sorbirsi 90 minuti consecutivi della Juventus di quest'anno è stato annoverato dal Tribunale dell'Aja tra i Crimini contro l'Umanità, va da se' che abbia scelto la quarta opzione.

E qui però sorgono amletici interrogativi. Cioè, dico io. Ho aiutato due bambini a pagarsi la scuola elementare per un anno. Ok, facile e indolore, è bastato un clik e una falsa rinuncia a qualcosa di cui, sinceramente, non avrei saputo che farmi. Due bambini idealmente rappresentati da un'idilliaca foto di bambini neri sorridenti e a piedi scalzi. Due bambini che esistono nella mia testa come quella che l'Abbagnano avrebbe definito "Idea platonica del bambino povero dell'Africa". Due bambini che, fossero nati a Milano, avrebbero pututo anche diventare interisti. Due bambini che, se l'anno prossimo mi mettono tra i premi in catalogo la spada laser di Obi Wan Kenobi, dovranno dire addio alle loro fottutissime sovvenzioni scolastiche. Due bambini che, ammesso e non concesso che riescano a finire la scuola elementare e, siamo generosi, persino la media, non avranno più uno straccio di nessuno che gli paghi il liceo o l'istituto tecnico perché nel frattempo saranno passati dall'essere simpatici bimbi negretti sorridenti a meno simpatici adulti negroni molto meno sorridenti, dei quali, è risaputo, se non finiscono a giocare nel Chelsea, a noi occidentali sostanzialmente non ce ne frega più una mazza.

Wow, sono meglio di Madre Teresa di Calcutta.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

io ti amo. ti amo perchè non sei idealista(e quindi - comunista), perchè sai che i bimbi negri muoiono, perchè sai che quei punti andranno direttamente in saccoccia al signor tim in persona, o se va proprio bene in quelle di de sica e di belen. meglio in quelle di lei, a quel punto. e ti amo anche perchè in fondo fai finta di crederci, che è comodo. ti amo, piccolo bastardo. e a questo punto, tanto per farci odiare dal vasto pubblico c'è sempre tempo, ti comunico con fierezza la conclusione a cui sono giunta questa mattina, sul pullman, osservando una piccola bebè negra. anzi no, lasciamo stare, che poi il grande pubblico (quindi - terrone) potrebbe risentirsene.

Alessandro ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Alessandro ha detto...

E io che pensavo che il razzismo fosse solo un fenomeno tipicamente maschile generato dall'invidia (delle dimensioni) del pene di freudiana memoria...