lunedì 9 giugno 2008

Vietato vietare i divieti


Siamo proprio sicuri che essere completamente liberi da qualsivoglia norma restrittiva sia la soluzione a tutti i mali? Credo di no.

Oddìo, lungi da me il voler smontare quasi 300 anni di dottrine illuministe sulla Libertà liberissima e il sacrosanto Diritto dell'Uomo con la Maiuscola, nonché i loro svariati sviluppi figli dei secoli: il mio discorso è molto più terra terra. Come al solito, del resto.

Mi riferisco a quelle piccole ma imprescindibili regole che scandiscono il nostro quotidiano. Regole che magari ad un primo sguardo possono apparire noiose, incomprensibili, inutili o datate, ma che, a ben guardare, ci distinguono dalla bestialità di tutti i nostri fratelli quadrupedi che condividono con noi tanta parte del patrimonio genetico. E che, per l'appunto, sono animali proprio in quanto è loro consentito strabattersene gli zebedei di tutta una serie di regole.
Le galline e i bovi, per esempio, non devono mica andare alle cene del Rotary. E comunque, se ci vanno, indossano l'abito lungo con la stola o la camicia bianca con le scarpe nere, senza fare tante storie. Lo so perché l'ho visto.

Le regole sono importanti, per Bacco. Qualche esempio? Presto fatto. Ne prendo un paio a caso, di quelle che più mi irritano quando le vedo infrante.

- Sulla scala mobile si tiene la destra. A sinistra, proprio come per strada, si fa luogo a chi ha fretta di andare avanti.

- Le poesie si scrivono in metrica. In rigorosa metrica, tanto per essere chiari. Altrimenti non si scrivono proprio, e ci si accontenta di ripiegare sui pensierini patapuffolosi da "Diario di Poochie". Possono astenersi dal seguire pedissequamente questa prescrizione soggetti quali Ungaretti, Quasimodo, e quel pazzo scatenato di Filippo Tommaso Marinetti. Che però, a quanto risulta dai giornali del mattino, sono "ambetre" bell'e che defunti, e senza aver lasciato eredi spirituali degni di questo nome che possano prendersi altrettanta libertà in loro vece.
Questo comporta, in sostanza, che le seghe mentali in pseudo-versi abortiti dal cerebro degli studenti frustrati del Dams e dai loro degni compari di sfiga disseminati in centinaia di club per mentecatti letterari NON sono poesie. Al massimo, ma solo perché siamo magnanimi, sono dediche da Smemoranda o aforismi da cioccolatino malamente ratti dal loro habitat naturale per essere spacciati come dono di Calliope alla squinzia di turno. Che alla fine, immancabilmente, la dà. Rapita e attonita. Perché il capello lungo tira un casino.

- Alla gente che non si conosce ci si rivolge con il "lei". A meno che non si tratti di infanti, ovvio. Ma è buona norma, in ogni caso, insegnare agli infanti ad utilizzare la formula in terza persona nei confronti degli adulti. Con i quali, comunque, sarebbe sempre bene non interloquissero mai, specie se sono estranei e offrono caramelle o passaggi su grosse auto scure.
La confidenza viene concessa, mai presa arbitrariamente. Il "tu" è ottimo per affabulare i parenti stretti, omaggiare gli amici più cari e, reiterato più volte, imitare i telefoni occupati. E basta.

- Si dice "ci vediamo LA settimana prossima", e non "ci vediamo settimana prossima". Ucciderei volentieri a mani nude, con il solo ausilio di unghie di tre settimane e dita bisunte di pollo, tutti coloro che stuprano così malamente la nostra bella lingua. E sono tanterrimi, vacca boia. Anche per radio, e in televisione.
Insomma, passi per i congiuntivi, che ormai da generazioni e generazioni distinguono i Minchiasabbri dalla gente normale, e che quindi sono utilissimi per evitare sin da subito di legare con le cattive compagnie. Ma, merdapisciafigaevaffanculo, almeno sugli articoli sarebbe bene non risparmiare. Salvo voi non comunichiate tramite telegrammi, e il vostro portafogli pianga per cotanto scialo. Allora siete giustificati, ma solo perché di questi tempi il petrolio sfiora i 150 verdoni al barile...



Bon, basta, al momento non me ne vengono in mente altre. Se poi mi sovverranno, amplierò la discussione altrove, nei commenti o in un nuovo post "ad hoc". Nel frattempo, se ne avete qualcheduna da suggerire, fate pure come se foste a casa vostra...



Ah, maledizione, scusate, stavo proprio dimenticando la più importante

- La camicia bianca di giorno fa cafone. Va bene la sera, o comunque dopo le 19. Non si diventa più eleganti se la si ostenta alle otto di mattino in ufficio, solo perché ce la si è fatta fare su misura dall sarto mentree quella dei colleghi è azzurra, della Upim, e col taschino. Si dimostra solo di essere passato dai jeans a vita bassa D&G all'abito senza essere prima andato a scuola.
E la dimensione del nodo della cravatta non dev'essere freudiana compensazione di pochezza penica... Per quella c'è già il Rolex d'oro sul polsino.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Pauta,
oltre a plaudirti come saggio illuminato profeta (ai porci) per queste tue parole di profetica saggezza, desidero rinnovarti (è la prima volta, ma mi è suonato bene in testa) il mio dispiacere per non averti coinvolto! La tua presenza avrebbe migliorato nettamente un pomeriggio allucinato e avresti gradito molto le giovani fanciulle vestite a seconda dei casi da zombie, ninja o studentesse scosciate.

ilallà ha detto...

Pautasio is back!! (L)

Era da un pò che mancava un post del genere... Bravo cucci, bravo.
Tra l'altro PATAPUFFOLOSO sarà da me adottato immediatamente, in sostituzione di PATASTRUFFOLOSO che mi ricorda così tanto un ex... puah.

@ johnnyhead
Queste studentesse scosciate cominciano ad infastidirmi. Non dovresti trascinare l'Essere in posti tanto a rischio, ricorda che sto cercando di farlo MIO ;)

Pautasio ha detto...

A little less conversation, a little more studentess scosciated

Anonimo ha detto...

Esimi colleghi, devo solo rimproverare il fastidio generico per le camicie bianche: in quanto è vero che di sera una camicia azzura o a fantasia (in occasione formale - ovviamente) è fuoriluogo, ma non è altrettanto vero che una disinvolta camicia bianca possa fare la sua comparsa anche al mattino. L'importante è il low profile. L'importante è il nodo della cravatta fatto senza metterci una noce di cocco dentro. L'importante è, in fin dei conti, che il rolex stia sotto il polsino e non sia comprato dai marocchini.

A parte questo voto l'ultimo post come migliore degli ultimi mesi, e spero di vederlo in topless al più presto.
Baci e amplessi,
Wagon il rinato (come Usualfallout)

Anonimo ha detto...

siccome che passavo di qua, pensavo: "ma dove abbiamo giunto!". Se si potrebbe dire, però....

P.S. senza scomodare il Satyricon o Lord Brummell, l'autorevole Mendicini, nel tomo "l'eleganza maschile", tra i miei ex libris in copia autografata (Mondadori), tra tutti gli errori e gli orrori da evitare... non mi pare metta la camicia bianca al mattino...
La vexata quaestio è tale che comunque controllerò.
Saluti

Anonimo ha detto...

A proposito di eleganza maschile...
http://www.ansa.it/main/notizie/rubriche/approfondimenti/20050117210833229910.html

E poi, Pautasio, ti lamenti della camicia bianca?
E il nodo alla cravatta, se è necessario, DEVE essere grosso. Ne va dell'aspetto del tuo collo.

Leeloo ha detto...

Si dice "ci vediamo LA settimana prossima", e non "ci vediamo settimana prossima".
Pensavo di essere l'unica! E' una sensazione davvero insopportabile... Aggiungerei alla serie anche la variante "ci vediamo pomeriggio", a mio parere la più fastidiosa.
Gran bel post comunque!

Pautasio ha detto...

Dipende QUANTO grosso, Zoid... il nodo enorme stile agente immobiliare è una pacchianeria sempre e comunque, al collo di Tyson come a quello di Don Lurio

Anonimo ha detto...

Sulla questione "articolo" per la frase "LA settimana prossima" non mi trovi del tutto convinto. Evitando paroloni ed usando un linguaggio terra terra per eventuali burini che possano leggere (dibito che ve ne siano, questo è un blog di classe, ben frequentato da gente per bene [per Pene se legge Inconsapevole! :D ]), l'articolo non si usa per un soggetto/oggetto noto, che necessiti quindi di presentazione: "sono stato morso da Fuffi" Si sa che Fuffi è il pastore napoletano del vicino. "Vorrei strozzare Torquemada" si sa che è il mo capufficio.
Parimenti dico "ci vediamo giovedì" e non "IL giovedì", a meno che non sia un giovedì particolare "ci vediamo IL giovedì che precede l'esame". Ne consegue che "settimana prossima" è corretto. Certo che se tu ti impunti e dici "neanche per sogno" allora mi inchino e ritratto! ;):P
TRITA SANTITà! TRITA SANTITà! TRITA SANTITà! TRITA SANTITà! TRITA SANTITà! TRITA SANTITà! TRITA SANTITà!

Anonimo ha detto...

@ anonimo:
non è affatto vero!! "prossima" specifica "settimana" così come "che precede l'esame" specifica "giovedì"... e poi scusa secondo questo ragionamento "ci vediamo 15 giugno" solo perchè è una data precisa??? :-S

Anonimo ha detto...

era una spiegazione semplicistica x eventuali burini, come ho scritto. Mettermi a fare un trattato di grammatica mi pareva noioso (non ho il dono della sintesi! :( purtroppo) speravo che si riuscisse cmq a estrapolare ciò che intendevo, evidentemente non ce l'ho fatta.
MA cmq..
TRITA SANTITà!

Pautasio ha detto...

Ecco, Michela ha saputo illustrare in termini comprensibili quello che io sarei riuscito a spiegare solo attraverso un "si dice così e basta, non rompete le scatole".
Ah, Tiger, per favore, smettila di augurare disgrazie alla gente! ;-)

Pautasio, paladino della gran-natica e della goliardia a scadenza breve