tag:blogger.com,1999:blog-21838130930845623022024-02-22T10:30:12.571+01:00Il Resto del PautasioA volte ritornano... ma non mettono le pattinePautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.comBlogger211125tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-51417592746844782142014-10-22T16:55:00.000+02:002014-10-22T17:07:20.886+02:00«Le faremo sapere» - racconto breve<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh67PpFimxitVq3sfy8Vu1jQORntkEIXBPlS9q6C-XaUxDUor9_qMTIx95Pw9LJPPTI5tvAcS3TJGj__6j98CODlXvG86mlSLHEZlyPSFuMNG0Sq9tffNhDtYxLiTF5zH-MO9XNSyGzvI8j/s1600/4RXPh.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh67PpFimxitVq3sfy8Vu1jQORntkEIXBPlS9q6C-XaUxDUor9_qMTIx95Pw9LJPPTI5tvAcS3TJGj__6j98CODlXvG86mlSLHEZlyPSFuMNG0Sq9tffNhDtYxLiTF5zH-MO9XNSyGzvI8j/s1600/4RXPh.jpg" height="200" width="320" /></a></div>
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È un sonnacchioso pomeriggio qualunque di un giorno qualunque nella Millenaria Capitale. Ma mentre tutto il decadente Impero Che Fu anela disperatamente l'invasione barbarica che ponga fine alla sua insopportabile agonia, c'è un bugigattolo nel sottoscala di un palazzo immenso che ostenta con ingiustificata protervia le glorie dei tempi passati dove si sta decidendo la sorte di un manipolo di casi umani illusi di poter diventare qualcuno, da lì a poco.</div>
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Dentro è un tripudio di cravatte sgargianti con nodo Tecnocasa, abiti in finto acrilico che emettono scintille al contatto con lo sguardo, minigonne, tacchi vertiginosi, trucchi alla Pennywise e acconciature alla «No, Maria, ora però se Gennifer si ostina a farsi pagare le cene da Chevin senza nemmeno ventilare l'ipotesi di lasciarsi carotare la filippa sul sedile posteriore di un'Audi, io lascio lo studio e me ne torno a sudare sotto i bagnini di Ladispoli». Il tutto riveste alla bell'e meglio ascelle e inguini che in molti casi non vedono un pezzo di sapone dai tempi di Mauro Serio star di Solletico.</div>
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<br />
Fuori, invece, in un silenzio spettrale e pesante come afa ferragostana, un plotone di esecuzione di selezionatori annoiati di default dovrà lavorare alacremente per far sì che l'imminente decimazione in stile Cadorna possa continuare ad essere chiamata "casting" anche nel caso, improbabile ma imponderabile, di un'ispezione a sorpresa da parte dell'ONU.</div>
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<br />
Mi guardo intorno.</div>
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<br />
C'è la cicciona orrenda che però è solare e bella dentro, anche se il fuori è talmente agghiacciante che su di lei non infierirebbe neppure il fake di Gasparri su Twitter. Per farsi un'infarinatura sul modello proporzionale con sbarramento al 4% legge ogni settimana l'oroscopo di Rob Brezsny, sgranocchiando il Pil del Belgio in maritozzi.</div>
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<br />
C'è la barely-phyca dal culo di marmo, le gambe chilometriche, un paio di tette illegali in almeno 14 stati dell'Unione, gli occhioni da mamma-di-Bambie-un-attimo-prima-del-cacciatore e un visetto che, così, a occhio e croce, sotto gli strati di biacca spalmati con la cazzuola del babbo decoratore d'interni, sarebbe anche grazioso, non fosse che ora somiglia più a Moira Orfei quando insegnava agli elefanti di Annibale Barka a camminare in fila indiana su per il Monginevro. Lei non sa niente di niente su niente, ma è qui perché convinta che il suo profilo destro possa aprirle un sacco di porte. Così come l'ostentata dimestichezza con il lato delle scrivanie non esposto al sole.</div>
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<br />
C'è il piacione pettinato col grasso di balena, camicia aperta su petto villoso e un doratissimo Cristo Redentore dei Pettorali che annaspa nel suo Golgota ipertricotico, chiedendosi se una Passione sola non era già più che sufficiente. Lui è un veterano di questo genere di meeting, o almeno così dice alle barely-phyche che flappano le ciglia attorno a lui generando una brezza che sembra il mare a settembre. Lui spiega a tutti come si fa, come bisogna comportarsi, cosa bisogna dire, a chi bisogna sorridere e a chi fare la battuta ad effetto. Il fatto che, nonostante la sedicente pluriennale esperienza in materia, il Nostro sia ancora qui a provarci, indica chiaramente quale sia la mole del cumulo di stronzate che spara, ma il dubbio non passa per la testa a nessuno.</div>
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<br />
Di sicuro non al bracciante ripulito nel vestito della domenica che si meraviglia per le luci al neon e chiede se c'è anche Pippo Baudo.</div>
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E nemmeno alla desperate commessa Ipersidis alta un metro e un citofono (ma quello di una villetta a schiera) che vuole assolutamente dire la sua sulla Finanziaria. Perché lei i soldi veri li maneggia tutti i giorni, e parla con la gente. Che poi smazzi i resti di biglietti da 20 ed elargisca consigli su pomodori pelati e assorbenti, è un dettaglio trascurabile in questa sede dove nulla dev'essere ciò che sembra.</div>
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Tutti, un giorno, pretenderanno che lo Stato paghi loro una pensione sufficiente a comprare l'ultimo iPhone. E lo Stato acconsentirà a farlo, perché tanto i voti sono i loro e i soldi invece sono vostri.</div>
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Tutti, oggi, sono qui per il provino. Il PROVINO. PRO-VI-NO. Tre semplici sillabe che il 65% dei presenti non sarebbe in grado nemmeno di compitare correttamente, ma che solleticano corde la cui musica ammalia più del canto di mille sirene. E mica un provino qualunque.</div>
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Nient'affatto, signore e signori. Qui si cercano opinionisti. Gente chiamata ad elargire opinioni non richieste e del tutto irrilevanti su argomenti sconosciuti, dinanzi a milioni di persone che per ascoltarle attraverso un teleschermo pagano laute parcelle nonostante al baretto sotto casa si dicano cose molto più interessanti, e per giunta gratis. Non so se mi spiego.</div>
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Che cosa ci faccio qui? Beh, prima di tutto la disoccupazione è una gran brutta bestia, signora mia. Ti lascia troppo tempo libero per pensare alle tue miserie, e una volta che hai finito le lacrime in tasca, le birre sottomarca in frigo e gli argomenti di conversazione con l'amico immaginario, la vita si fa dura e la noia incombe. In secondo luogo, non sono poi tanto diverso dagli altri, eh. Il mio quid, anche qui in mezzo, si riduce a ben poche cose. Ho solo un blog, per esempio. Ma quello ce l'hanno anche le shampiste che disquisiscono di femminicidio e sperimentazione animale con tante maiuscole e punti esclamativi. Ah, e poi ho un pollice opponibile che mi permette di aggiornare il mio blog anche da mobile. Che, se proprio vogliamo essere pignoli, le shampiste sovente non hanno. Quindi uno ci prova. Mal che vada c'è sempre la birra sottomarca in frigo e tutto il resto.</div>
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Ora basta chiacchiere, però. Inizia il provino. Silenzio.</div>
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<br /></div>
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/Viyx2NTKRQM?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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<b><i>(Spigliato, naturale, telegenico, per nulla impacciato. </i></b><br />
<b><i>Insomma, sono andato benissimo)</i></b></div>
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Com'è andata a finire, poi? Beh, più o meno come sempre. «Le faremo sapere».</div>
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Tranquilli, vi aspetto. Tanto non ho impegni, e il telefono è sempre a portata di mano. Ah, quasi dimenticavo... Complimenti per la trasmissione! Mia mamma la segue sempre, è un così bel programma.<br />
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<b><i>Ps Comunque una delle barely-phyche ha flappato potentemente le sue bellissime ciglia grondando ammirazione nei miei confronti quando in una sola frase sono riuscito ad inanellare, senza nemmeno sudare, un periodo ipotetico dell'irrealtà e due subordinate.</i></b></div>
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<b><i><br /></i></b>
<b><i>Poi, però, siccome io tornavo a casa in treno, e un altro tizio invece aveva la Volvo Cabrio con proprietario della concessionaria ancora seduto sopra, non ho avuto l'opportunità di sublimare l'ammirazione in qualche altro bene di prima necessità con un filino più di mercato.</i></b></div>
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<b><i><br /></i></b>
<b><i>Pazienza.</i></b></div>
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<b><i><br /></i></b>
<b><i>Magari mi farà sapere pure lei.</i></b></div>
<div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-21785446987888813272014-10-09T19:24:00.001+02:002014-10-09T19:24:13.665+02:00Conigli per gli acquisti<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7R0mAgcTU5nU0grqpoKwSuw3S9J_pQ_a-EFmbBl5If6g-wIIzznYemf2RMMLQUmspwTtQJWFwW9GAv_7G8GLfExayI3a3OceXTOMMgDl11Lr-uqIi363F8I_zME9_tKk9XhY7cp4WEmff/s1600/10616619_720742387995051_110072292818865576_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7R0mAgcTU5nU0grqpoKwSuw3S9J_pQ_a-EFmbBl5If6g-wIIzznYemf2RMMLQUmspwTtQJWFwW9GAv_7G8GLfExayI3a3OceXTOMMgDl11Lr-uqIi363F8I_zME9_tKk9XhY7cp4WEmff/s1600/10616619_720742387995051_110072292818865576_n.jpg" height="234" width="320" /></a></div>
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<br /></div>
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Ormai fare marketing sulle spalle di noi 30enni è diventato come sparare sulla Croce Rossa. O come picchiare un anziano che caga, se preferite i francesismi.</div>
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<br />Fateci caso: da qualche tempo a questa parte sugli scaffali dei supermercati, nelle vetrine dei negozi, dietro i banconi dei bar, è tutto un fiorire di redivivi prodotti protagonisti della nostra infanzia, o della nostra prima adolescenza, e che ora vengono riproposti tali e quali come ce li ricordavamo.</div>
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<br />E non è che ai direttori del marketing laureati alla Bocconi e MBAti Oltreoceano manchino le idee, nient'affatto. Anche se di tanto in tanto scivolano su vaccate mostruose come il Biscottone inzupposo (per l'amor di Dio, gente... Un po' di dignità!) sono più vispi e pimpanti che mai. Anzi, hanno avuto l'idea geniale: colpire duro là dove sai di fare più male. </div>
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<br />Perché noi 30enni siamo una generazione in bilico. Senza lavoro, senza una casa, senza una famiglia nostra, senza grandi prospettive per il futuro, o comunque con una serie di brutte copie delle cose di cui sopra. E vedere una confezione blu mare di Yo-Yo che occhieggia dallo scaffale del Pam è come rannicchiarsi in posizione fetale sotto un piumone emotivo mentre fuori piove, fa freddo, tira vento e il meteo della sorte scatena il peggio del proprio tonante e lampeggiante repertorio. </div>
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<br />È qui che ti fregano. Compri quella maledettissima confezione di dolcetti perché il tuo subconscio abbocca come un tonno alla mattanza di Favignana, convincendoti che con un solo morso di quel residuato gastronomico di un ventennio fa tu riacquisterai come per incanto tutta la felicità, la gioia e la spensieratezza dei tuoi 12 anni. Sbucciature sulle ginocchia comprese. Altro che marketing, gente: questi sono metodi da spacciatore di crack. «Fatti un tiro, bellezza. Sentiti qualcuno».</div>
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<br />Si dirà: beh, ma se un dolcetto era buono per un bimbo di 20 anni fa, sarà buono anche per un bimbo di oggi. </div>
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<br />Balle. </div>
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<br />Ogni generazione ha la sua merendina preferita, perché di una merendina non è solo la crema e il pan di Spagna che mangi, ma lo status. Ieri addentando un Tegolino o un Cucciolone assaporavi il gusto del proibito, perché il più delle volte "facevano male ai denti" e la mamma era restia all'acquisto quanto a farti stare alzato dopo "Striscia la Notizia". Oggi, invece, di una merendina, si assapora il gusto della sibaritica consapevolezza che dopo quella ne potrai mangiare un'altra, un'altra, e poi un'altra ancora. A strafottere. Perché siamo qualcuno in base a quanto grossa la facciamo fuori dal vaso, bitch. Anche a merenda.</div>
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<br />Ecco perché i figli del Nuovo Millennio sono fuori target per Winner Taco & compagnia bella. I bambini di oggi puntano ad altro. A cosa non so, ma il fatto che nessuno di loro si fiondi da Mediaword in cerca di DOOM II solo perché c'è da sparare a mostri alieni urlanti mi fa sospettare che nessuno di loro impazzisca nemmeno per le Girelle solo perché dentro c'è un po' di cioccolata.</div>
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<br />È noi che vogliono, i bastardi. È al nostro magro portafogli con più biglietti da visita che banconote che stanno puntando. Perché sì, è proprio come per le tasse: saremo anche straccioni, ma siamo tantissimi. E fottutamente vulnerabili.</div>
<div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-13536537179517618752014-01-28T17:53:00.003+01:002014-01-28T17:53:36.138+01:00È tutta colpa delle multinazionali<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhw5gVrijMGQoDlp3H_7KctZGM1NsigyVrYuA48IYh7lY_h5pRy6c8zqXeIcIOQndGhu6oA1uBaMz8cEXQDE6OD4z7cXqhbM-LF47iIzOlD4cflz_JoWQs8fHTc86OXpf2pt8PdEWnmXMQ-/s1600/933925_229525083886161_606571637_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhw5gVrijMGQoDlp3H_7KctZGM1NsigyVrYuA48IYh7lY_h5pRy6c8zqXeIcIOQndGhu6oA1uBaMz8cEXQDE6OD4z7cXqhbM-LF47iIzOlD4cflz_JoWQs8fHTc86OXpf2pt8PdEWnmXMQ-/s1600/933925_229525083886161_606571637_n.jpg" height="320" width="225" /></a></div>
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<br /></div>
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Questo racconto è liberamente ispirato al caso <i>Stamina</i>.</div>
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<br /></div>
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Dove si trova il confine tra genio e idiozia? Cosa spinge masse di persone normali a individuare un nuovo messia in un uomo assolutamente insignificante? Davvero un’idea sciocca diventa una buona idea se piace alla maggioranza? Ecco un racconto che non risponde a nessuna di queste domande.</div>
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<b><i><u>CAP. 1</u></i></b><br />
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Gunter Gruber, 51 anni, una folta capigliatura grigia che scende con studiata trasandatezza su una professorale giacca di tweed, è un insegnante di yoga della bassa Turingia.</div>
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<br /></div>
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La vita di Gunter procede placidamente, senza troppi scossoni. Ma, per quanto il lavoro gli consenta un’esistenza dignitosa e, di tanto in tanto, piacevoli avventure con qualche allieva abbastanza <i>naive</i> da lasciarsi convincere ad approfondire anche in altra sede il complesso meccanismo dell’apertura dei chakra, l’insegnante di yoga si annoia. È ambizioso, vuole di più dalla propria esistenza. Capisce che lasciar scorrazzare fuori dai pantaloni il serpente kundalini non è la massima aspirazione di un uomo. Ci sono anche i soldi, tra le cose che contano. E, con questi, la fama. Ottenute le due cose, poi, non servono nemmeno più le</div>
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fregnacce orientaleggianti per portare a letto qualche sbarba, magari di gran lunga migliore delle casalinghe provinciali cui Gunter è abituato.</div>
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Ma Gunter non è ricco, non è particolarmente intelligente, né particolarmente istruito, e il passare degli anni lo allontana sempre più anche dall’essere particolarmente bello, cosa che gli riusciva difficile anche in gioventù. Allora che fare? Occorre un’idea. Di quelle sensazionali. Talmente potente da trasformare il più insignificante degli uomini comuni in un astro di livello mondiale. E, un bel giorno, l’idea arriva.</div>
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Trionfante, di buon mattino, sbarbato di fresco nel suo abito migliore, Gunter sale sul suo vecchio Maggiolone azzurro e corre dritto a Wolfsburg, sede centrale della VolksWagen, decisissimo a farsi ascoltare, anche senza appuntamento, dall’amministratore delegato della più grande casa automobilistica europea, unica al mondo davvero in grado di far vedere i sorci verdi sul mercato mondiale persino ai giganti dagli occhi a mandorla. Gunter è sicuro che, davanti ad un’idea come la sua, nessun cancello può restare chiuso. Per questo Gunter punta in alto. Anzi, punta alla vetta, sicuro che nulla possa frapporsi tra lui e</div>
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il successo.</div>
<br />
<b><i>***</i></b><br />
<br />
<div style="font-family: 'Lucida Grande', 'Lucida Sans Unicode', Arial, sans-serif; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; text-align: justify;">
<span style="background-color: black;">Vuoi sapere come va a finire? “<a href="https://www.facebook.com/pages/%C3%88-tutta-colpa-delle-multinazionali/229524823886187?fref=ts" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; text-decoration: none;">È tutta colpa delle multinazionali</a>“, è disponibile a 1,99 euro su:</span></div>
<div style="font-family: 'Lucida Grande', 'Lucida Sans Unicode', Arial, sans-serif; margin-bottom: 1em; margin-top: 1em; text-align: justify;">
<span style="background-color: black; color: black;"><a href="http://www.amazon.it/%C3%88-tutta-colpa-delle-multinazionali-ebook/dp/B00HV29EG6/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1389764798&sr=8-1&keywords=%C3%88+tutta+colpa+delle+multinazionali" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; text-decoration: none;">Amazon Kindle Store</a>; <a href="http://www.hoepli.it/cerca/libri.aspx?query=%C3%A8+tutta+colpa+delle+multinazionali&&arg=1600000000" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; text-decoration: none;">Hoepli</a>; <a href="http://libreriarizzoli.corriere.it/-tutta-colpa-delle-multinazionali/h3KsEWcWCFQAAAFD1fVBX5Vu/pc?CatalogCategoryID=x_esEWcWR5oAAAErWbkdhq_J&Root=eBook" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; text-decoration: none;">Libreria Rizzoli;</a> <a href="http://www.lafeltrinelli.it/fcom/it/home/pages/catalogo/searchresults.html?prkw=%C3%A8+tutta+colpa+delle+multinazionali&x=9&y=21&cat1=&prm=" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; text-decoration: none;">La Feltrinelli;</a> <a href="http://www.ibs.it/ebook/pautasso-luca/-egrave-tutta-colpa-delle/9788868853655.html" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; text-decoration: none;">Ibs.it</a>; <a href="http://ebook.unita.it/catalog/product/view/id/117311/" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; text-decoration: none;">L’Unità</a>; <a href="http://ebook.ilfattoquotidiano.it/catalog/product/view/id/117311/" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; text-decoration: none;">Il Fatto Quotidiano</a>; <a href="http://www.sanpaolostore.it/risultato-di-ricerca.aspx?searchtxt=%C3%88%20tutta%20colpa%20delle%20multinazionali&searchtype=2" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; text-decoration: none;">San Paolo Store</a>; <a href="http://www.ultimabooks.it/e-tutta-colpa-delle-multinazionali" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; text-decoration: none;">Ultima Books</a>; <a href="http://www.bookrepublic.it/book/9788868853655-e-tutta-colpa-delle-multinazionali/" style="border-bottom-color: silver; border-bottom-style: dotted; border-bottom-width: 1px; text-decoration: none;">BookRepublic</a></span></div>
<div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-23693960159351270432013-04-29T11:07:00.003+02:002013-04-29T11:07:26.778+02:00Basta sparare (cazzate)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZC1ecQFkAsHPB-nxYoTaDUSqL8GS9buvEaAt1BJb85Ubvu-c4cw-85MT233xw5OxK9GjwdfQkeHo2GksEN5wvF31sQ4JQkaB58FT1xt7cwrihHWiGW8UmNvmJZbvrEFd1CJDM0NbtEjTV/s1600/HWZWA4H53868-315--640x360.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZC1ecQFkAsHPB-nxYoTaDUSqL8GS9buvEaAt1BJb85Ubvu-c4cw-85MT233xw5OxK9GjwdfQkeHo2GksEN5wvF31sQ4JQkaB58FT1xt7cwrihHWiGW8UmNvmJZbvrEFd1CJDM0NbtEjTV/s320/HWZWA4H53868-315--640x360.jpg" width="320" /></a></div>
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<br /></div>
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Giustificare lo sparatore di Roma con il sempreverde "disagio sociale" è un po' come sostenere che le ragazze che scelgono di far carriera nel mondo del porno siano principalmente motivate da un rapporto conflittuale con la figura paterna. Per farla breve: non ci prova più nemmeno Paolo Crepet. Nel gesto del "folle" (figurarsi cosa avrebbe potuto combinare con la marcia inserita) c'è tanto "disagio sociale" quanto poteva essercene nello sciopero dei calciatori che fece slittare la prima giornata del campionato 2011/12.</div>
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<br /></div>
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Chi ha fatto fuoco davanti a Palazzo Chigi non era un povero padre di famiglia strozzato dal carovita che non sapeva più come sfamare i figli, o un povero imprenditore strozzato dalle tasse che non sapeva più come pagare gli stipendi ai propri operai, o un povero disoccupato strozzato dalla crisi che non sapeva più dare un senso ad un'esistenza passata sgobbando come un mulo senza uno straccio di prospettiva. Chi ha fatto fuoco era un criminale. Un poco di buono che ha sempre scelto la via più facile. Anche se sin da quando siamo bambini ci insegnano che la via più facile non è mai quella giusta.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Ha scelto la via più facile fin da quando anziché rimboccarsi le maniche come fanno i disperati (quelli veri) ha pensato di risolvere tutti quanti i suoi problemi pigiando a casaccio i bottoni luminosi di un videopoker. E ha scelto la via più facile quando anziché assumersi le responsabilità di un fallimento personale che si era costruito egli stesso, mattone su mattone, un gettone dopo l'altro, ha scaricato tutta la gerla di responsabilità contro "la KASTaHaAaAa!!!!111!", il non meglio definito responsabile di tutti i mali del nostro povero mondo, l'asso pigliatutto delle magagne, il maggiordomo del giallo globale, il "cattivo" per eccellenza che tutto condiziona, dalla crisi economica ai peli superflui, passando per l'inspiegabile stagione negativa dell'Inter.</div>
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Se c'è qualcosa su cui oggi ci si deve interrogare, non è sulla distanza abissale tra governanti e governati, tra politici e gente comune, tra ricchi e poveri (e magari pure i Pooh). Se c'è qualcosa su cui oggi ci si deve interrogare, e sulla pericolosissima china che si sceglie di imboccare continuando a far passare l'idea che simili atti siano la conseguenza naturale, e per tanto accettabile e giustificabile, del "disagio sociale". Anche quando del "disagio sociale" non c'è nemmeno l'ombra. Perché è questo ad armare le mani più di qualsiasi stato di crisi. Ammesso e non concesso che siano tanti i disperati in grado di rimediare al mercato nero una pistola con matricola abrasa con la stessa facilità con cui a Napoli sotto Natale si rimediano le statuette del presepe di Maradona, e tenerla nascosta sotto il cuscino per quattro anni con la stessa facilità con cui si nascondono le statuette del presepe di Berlusconi. </div>
<div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-1173595015084073362013-02-20T15:21:00.001+01:002013-02-20T15:21:55.934+01:00I Miserabili sono quelli seduti in platea<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlAmz3H16UZF4J-TYrTP1QsNaKxtV-HL5oDCEECA0L2UazHn8t4dqkTUE0KyCRHbD-bPtgdK35ToifXjFaZ8aZNRs1iH0ZY9yIHCJZI833NuLHDFl5DXw02wWd7fuLIWu58Fd6vL-R7aLk/s1600/I-Miserabili-10887.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlAmz3H16UZF4J-TYrTP1QsNaKxtV-HL5oDCEECA0L2UazHn8t4dqkTUE0KyCRHbD-bPtgdK35ToifXjFaZ8aZNRs1iH0ZY9yIHCJZI833NuLHDFl5DXw02wWd7fuLIWu58Fd6vL-R7aLk/s320/I-Miserabili-10887.jpg" width="216" /></a></div>
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Sono andato al cinema a vedere Les Misérables. Non credo di poter dire che siano stati i 7,50 euro peggio spesi della mia vita (una volta ho comprato la Smemoranda), ma di sicuro mi piacerebbe tantissimo riaverli indietro.</div>
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Ecco un breve estratto di quello che secondo Tom Hooper avremmo dovuto vedere</div>
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/IuEFm84s4oI?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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<div style="text-align: justify;">
Ed ecco quello che invece si vede in realtà. In loop. Per due ore abbondanti</div>
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<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/nQFXgjDpNmQ?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
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<span data-ft="{"tn":"K"}"><br /></span></div>
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Ma
il peggio del peggio del peggio era che con questa lagna fotonica di
sottofondo (non dissimile dai lamenti di un gatto sventrato con un paio di forbici da pescatore) dovevo anche sorbirmi i commenti ad alta voce di quelli che non avevano mai letto il romanzo in vita loro. Tipo la coppia di giovini zitelle alle mie spalle che ha esclamato «Oh no!» quando Jean Valjean ha rubato l'argenteria al vescovo. E va beh. Quando poi però una delle due è arrivata a supporre che Marius (pronunciato <i>Màrius</i>, giusto per aggiungere orrore a raccapriccio) potesse essere il nipote di Valjean, confesso di aver pregato con tutto il mio cuore che Breivik irrompesse nella sala
armato di Colt M4. Con un sacco di munizioni.</div>
<span data-ft="{"tn":"K"}"><br /></span>
<span data-ft="{"tn":"K"}"><br /></span><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-91422531070416176532013-02-11T16:03:00.003+01:002013-02-11T16:03:57.437+01:00Dimission: Impossible<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKbAFAwpycKBgZL6Mvp2NAIWCSkdETaPdnWM6O2w7FRMXREQ3BS76o2dsIbkwsPcmm2A70J_QvHNJvo8B4UGB_XxEqxATlalrnrc4ajj7WVzJl5uQzDQn-WCFO3jukW6dCzDP4nBj2pGJM/s1600/joseph_ratzinger_benedicto_xvi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKbAFAwpycKBgZL6Mvp2NAIWCSkdETaPdnWM6O2w7FRMXREQ3BS76o2dsIbkwsPcmm2A70J_QvHNJvo8B4UGB_XxEqxATlalrnrc4ajj7WVzJl5uQzDQn-WCFO3jukW6dCzDP4nBj2pGJM/s320/joseph_ratzinger_benedicto_xvi.jpg" width="235" /></a></div>
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Il 7 gennaio 2010 mister Antonio Conte ha rassegnato le proprie dimissioni dal ruolo di preparatore atletico dell'Atalanta. Poteva farlo perché lui è un allenatore. Sergio Marchionne, qualora un domani si stancasse di farsi fresare gli zebedei dalla Cgil e preferisse lanciare una nuova collezione di maglioncini blu scuro, potrebbe dimettersi da Amministratore delegato della Fiat. Potrebbe farlo perché lui è un manager. Un annetto e mezzo fa si è dimesso persino Silvio Berlusconi. Sì, va bene, ci ha messo un po' a decidersi, ma alla fine ha scoperto che, in quanto Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, era sua prerogativa farlo. E, del resto, l'aveva già fatto una volta. Insomma, poteva farlo perché era Presidente del Consiglio.</div>
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Papa Benedetto XVI, aka Joseph Ratzinger, invece, non si è dimesso. Perché lui è un Pontefice di Santa Romana Chiesa, e non può farlo. Checché ne dicano i top trend di Twitter, Giulia Innocenzi, o anche una fetta (ahinoi) consistente di giornalisti italiani che se trasferissero il loro domicilio in una miniera di rame non farebbero un'ombra di danno, infatti, un Papa non si dimette. Un Papa ABDICA. Ripetete con me: abdica. Ab-di-ca. Facile, no? Perché un Papa non è un allenatore di calcio, non è un amministratore delegato, non è un Presidente del Consiglio, non è Giulia Innocenzi, e non è nemmeno il tesoriere della bocciofila (altra figura per la quale le dimissioni sono contemplate, sapevatelo).</div>
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Un Papa è un monarca. E un monarca, da che mondo e mondo, non si dimette, ma ABDICA. O, al massimo, citando pedissequamente quanto riportato dal Diritto canonico, «rinuncia al suo ufficio». E non quello con la scrivania e i ficus, ma quello di guida spirituale della Chiesa Cattolica.</div>
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Quindi, per favore, piantatela di nebulizzarci le gonadi con fotoniche minchiate. Perché un Papa non si dimette, abdica. E non saranno certo i top trend Twitter (e neppure Giulia Innocenzi) a cambiare questo dato di fatto. Fatevene una ragione. </div>
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Oppure dimettetevi, se vi fa sentire meglio. </div>
<div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-48879330158395228312013-02-03T21:00:00.004+01:002013-02-04T09:34:15.866+01:00Django p' 'a capa<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9Z5YByVogYvUiB3-65J2Ceb3HTzzNyo_CKAdGwvbjPw1zhHg43I8ln9_61rxEd0cEajPlhFdM_q-x4sCLhWfj4NBPxoOQHLGUWxb2VJYYHs1yNyQCzY9sKuRrkG_eVPr2M-navqmlGUGK/s1600/Django+Unchained.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="191" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9Z5YByVogYvUiB3-65J2Ceb3HTzzNyo_CKAdGwvbjPw1zhHg43I8ln9_61rxEd0cEajPlhFdM_q-x4sCLhWfj4NBPxoOQHLGUWxb2VJYYHs1yNyQCzY9sKuRrkG_eVPr2M-navqmlGUGK/s320/Django+Unchained.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mangiare pollo fritto è l'unico stereotipo sui neri che vi risparmierò nelle prossime ore</td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Anche a costo di scatenare l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei, lo dico: a me 'sto <em>Django Unchained</em> ha fatto relativamente petare. Dico <em>relativamente</em> perché non tutto è da buttare, anzi. L'interpretazione di Cristoph Waltz vale da sola il prezzo del biglietto, e quella di Leonardo Di Caprio, forse uno dei più grandi attori che il cinema abbia mai conosciuto, sebbene si porti dietro come una condanna l'essere stato il belloccio di Titanic che poi alla fine muore, non è da meno.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Ma tutto il resto è tremendamente lassativo.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Django si potrebbe recensire con una sola parola: troppo. Troppo lungo, troppo cruento, troppo tamarro, troppo stereotipato, troppo inverosimile, troppo sopra le righe in ogni contesto. Troppo troppo. Ma siccome <em>siamo su Internet e laggente vuole essere spiegata</em>, andrò un pochino più nel dettaglio.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Mettiamola così: di solito, un cinquantenne in crisi di mezza età si compra la moto e la giacca di pelle. Quentin Tarantino, invece, ha scritto prima <em>Inglorious Bastards</em> e poi <em>Django Unchained</em>.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Sì, lo so, Tarantino ha diretto cose come <em>Pulp Fiction</em>, <em>Le Iene</em> e <em>Kill Bill</em> (roba che gli garantisce l'immunità diplomatica nei secoli dei secoli amen, anche qualora un giorno dovesse sequestrare un autobus di scolaretti e farsi saltare in aria investendo la Galleria degli Uffizi). Tarantino alla mia età scriveva la sceneggiatura di <em>Natural Born Killers</em>, e aveva fatto l'aiuto regista di <em>Una vita al massimo </em>(cit. il mio rude amico Paul Sabbathicus), mentre io mendico l'attenzione di qualche nottambulo della rete con un blog per mentecatti. Ma perché approfittarsene? Perché farsi prendere dalla smania holliwoodiana di fare i film impegnati, per poi accorgersi che a te vengono meglio i massacri, e allora prima giri una specie di <em>Schindler's List</em> con le sparatorie, le coltellate gravemente invalidanti e le detonazioni e poi propini un remake di <em>Continuavano a chiamarlo Trinità</em> dove repentine eviscerazioni per lo più immotivate prendono il posto delle scazzottate con sottofondo degli Oliver Onions? Perché ostinarsi ad oltrepassare ogni limite del ridicolo, solo per il gusto di vedere quanto tempo passerà prima che qualcuno alzi la mano e ti chieda: «Mr. Tarantino, what the fuck 're you doin'?». Perché, Dio del Cielo, perché?</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Lasciamo perdere il fatto che si ambienti un film qualche anno prima della Guerra di Secessione, ovvero nell'era delle armi ad avancarica e della polvere nera, e poi a un certo punto tutti comincincino a sforacchiarsi allegramente con carabine Winchester a ripetizione e Colt Frontier di almeno una quindicina d'anni più tardi. Pazienza. Questi sono dettagli su cui si può chiudere un occhio, specie quando devi portare in sala soprattutto gente che non saprebbe distinguere gli indiani di Little Big Horn dai giapponesi di Guadalcanal, visto che hanno entrambi gli occhi vagamente a mandorla e parlano con i sottotitoli. </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Ma quando Jamie Foxx si dimentica che il quarterback ribelle di <em>Ogni maledetta domenica</em> è stato sì un bel personaggio, però che cazzarola c'entra con il West?, allora comincia a diventare troppo. Django sarebbe perfetto in una battaglia di rap contro il Dr. Dre, ma laggiù nel Montana tra mandrie e cowboys stona come un tizio in bermuda fantasia ad un vernissage del Rotary. Ti da sempre l'impressione che da un momento all'altro voglia montare le sospensioni molleggiate al cavallo, verniciare un bel paio di fiamme sulle fiancate e poi andare a fare "boing-boing-bella-yo-maddafakkah" per impressionare le discinte squinzie dei sobborghi di Inglewood, quelle che ti parlano alzando l'indice e roteando la testa nell'espressione di disappunto tipica delle minoranze etniche da telefilm. Persino lo sceriffo di <em>Mezzogiorno e mezzo di fuoco</em> risulta immensamente più credibile. Anche più divertente, santo cielo.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">E poi, cribbio, CENTOSESSANTACINQUE MINUTI di film posso già digerirli a stento per un nanerottolo dai piedi pelosi che si accorge di avere i testicoli e butta la sorpresa del suo uovo di pasqua nel Vesuvio solo per far dispetto al cattivone con la congiuntivite, ma non certo per vedere te che liberi tua moglie dalle grinfie di quattro imbecilli sdentati che sparano come bovari. </div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;">Signor Tarantino, la prego: si goda la meritata gloria rimorchiando vagonate di figa nei bar di Los Angeles, o trollando le giurie di ogni santo festival del cinema che Dio manda in terra nei quattro angoli del globo, ma non ci faccia più scherzi del genere. Lasci le vaccate ai registi italiani. Glielo chiedo in ginocchio. O finirà per dirigere qualcosa del tipo <em>And they call it summer</em>, magari con Rosario Dawson al posto di Isabella Ferrari. E allora sarà davvero troppo tardi.</div><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-21961066557833118422013-01-27T14:25:00.003+01:002013-01-27T14:26:16.048+01:00Lo status di Facebook<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvvk9MmZdlBm2zkv6xGXWAfH3jS9awxCD_AMe6ZJdHhntGP0srTY5XW7ERUhTL6iliydFoiOFkLwUKkwWmRQxGOqKOjSgIWWD8dbYlhOFzY1JyDm5XEQl-RHrFcBqmr81ufSpImX2kdRSs/s1600/cose+da+non+fare+facebook.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="181" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvvk9MmZdlBm2zkv6xGXWAfH3jS9awxCD_AMe6ZJdHhntGP0srTY5XW7ERUhTL6iliydFoiOFkLwUKkwWmRQxGOqKOjSgIWWD8dbYlhOFzY1JyDm5XEQl-RHrFcBqmr81ufSpImX2kdRSs/s320/cose+da+non+fare+facebook.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Da oggi 27 gennaio 2013, nella mia piena capacità di intendere e di volere, e (purtroppo) potendo persino esercitare il diritto di voto al pari di tutti voi, nego a Facebook il consenso all'espianto dei miei organi a scopi ludico-ricreativi, ai sensi di una legge scritta in caps-lock e copincollata a casaccio dal blog di un tale che sniffa il sale da cucina e sostiene di parlare regolarmente con gli Uraniani e che, pertanto, secondo il non-statuto del Movimento 5 Stelle, è degno della massima stima e considerazione.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Invito altresì tutti i miei amici, nonché i loro parenti e affini sino al nono grado della scala Mercalli a condividere questo stato sulla propria bacheca, al fine di evitare spiacevoli conseguenze quali: otite, sinusite, orchite, udite udite, bauxite, temperamatite.</span></div>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Uno vale uno, di 28 ce n'è uno, in garage c'ho la Uno. Fire. Del '92. Usata pochissimo. Telefonare ore pasti.</span></div>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
PS nel tempo che ho impiegato a scrivere questo status i nostri parlamentari si sono aumentati lo stipendio di quattro chiodi, un abbonamento a Mani di Fata e due figurine della Cremonese stagione '89/'90. Ma queste cose non le saprete mai dalle fonti di informazione ufficiale, cari i miei poveri stronzi.</div>
</span><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-7451989055531367472013-01-02T18:15:00.001+01:002013-01-03T14:38:17.188+01:00Mamma, guarda: sono un occultatore!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRWIzRKMvh3se9Kx87QUdVuCdOca9H6XWo9tM9Fj8bQ2qmKaQh5hiW6rRWLMBIBjpyoPtPu7-cX8LG6gashPos4JVG79X7iE-o9zSFasHjkkVQNtJXW7oDdA2OigIutlSf0MFS2lgrQe-Q/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="197" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRWIzRKMvh3se9Kx87QUdVuCdOca9H6XWo9tM9Fj8bQ2qmKaQh5hiW6rRWLMBIBjpyoPtPu7-cX8LG6gashPos4JVG79X7iE-o9zSFasHjkkVQNtJXW7oDdA2OigIutlSf0MFS2lgrQe-Q/s320/1.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">C'è chi vince il Premio Nobel. C'è chi vince il Premio Oscar. C'è chi vince il Premio Pulitzer. C'è chi vince il Premio Strega. C'è chi vince il Premio Teomondo Scrofalo. C'è chi vince un copriwater peloso color malva alla riffa di Natale della parrocchia. Io ho vinto un posto nel Pantheon della <a href="http://complottisti.blogspot.it/2008/04/la-rete-degli-occultatori.html">Rete degli Occultatori</a>. Ovvero: «Coloro che agiscono nell'ombra a danno della verità».</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">E scusate se è poco. </span><br />
<br />
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;">Ps: ecco la pietra dello scandalo. <a href="http://www.linkiesta.it/osama-al-terremoto-tutte-le-bufale-internet">Un mio vecchio articolo su Linkiesta</a> che ha scatenato l'ira funesta dei complottardi che infiniti addusse lutti al buonsenso. Enjoy! </span></div>
<br /><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-39451773867276892072013-01-01T13:30:00.000+01:002013-01-02T18:25:08.332+01:00Scossa!<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Eh già.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/nU2jEVNzRdw?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">E non finisce qui.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/3sUs0SM80uw?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-23495411035219477112012-12-18T13:23:00.004+01:002012-12-18T15:09:01.203+01:00Tutti buoni a salire in cattedra<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOLUENBRdKyZfwcB2T5WxkyExXOHeoPILvlJvF1sgTKtN9NIlw8MGwQm71yFCCsnv7Tl5hciggwClXL_SUlSaJYR5FH15XxGA2RCT51i9-9q2JZt7KV_dVKA1OHaaItoXhUI_Ry8kgz2cf/s1600/maestrina.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOLUENBRdKyZfwcB2T5WxkyExXOHeoPILvlJvF1sgTKtN9NIlw8MGwQm71yFCCsnv7Tl5hciggwClXL_SUlSaJYR5FH15XxGA2RCT51i9-9q2JZt7KV_dVKA1OHaaItoXhUI_Ry8kgz2cf/s320/maestrina.gif" width="317" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><span style="font-size: small;">La caterva di trombati al concorsone mi fa pensare che finalmente fosse una cosa seria. E i commenti dei trombati, tra il livoroso e l'esterrefatto, circa l'inconcepibile difficoltà dei quesiti, mi fanno pensare che forse stavolta ho ragione.<br /> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><span style="font-size: small;">Capisco che l'indovinello con Pamela, Fiona e Gina che prendono il sole a New York in costume da bagno può sembrare effettivamente fuori luogo. Specie se ti lascia con l'interrogativo in sospeso su chi tromba chi e tradisce chi. E sinceramente ero convinto che il famigerato monopsonio fosse uno strumento per misurare la distanza in Parsec tra Alpha Centauri e Barberino del Mugello. Però, al di là di quanto possano sembrare buffi e arzigogolati, si dà per scontato che chi non è in grado di risolvere questi elementari esercizi di logica (logica, eh: non matematica, non fisica quantistica, non ermeneutica bizantina) non sia nemmeno in grado di insegnare come si avvita una lampadina, e pertanto è consigliabile che faccia altro. Tipo imparare ad avvitare le lampadine, e tentare di farne un business.<br /> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><span style="font-size: small;">Sì, è vero, la domanda sul monopsonio l'avrei cannata anche io. Ma se per questo io non saprei nemmeno diagnosticare un acetone ad un bambino obeso che si lamenta tenendosi la pancia davanti ad un vassoio di maritozzi con la panna vuoto per tre quarti. E, difatti, quando ci sarà il concorso da primario al Policlinico Gemelli mi guarderò bene dal candidarmi. <br /> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><span style="font-size: small;">«Eh, ma non sono mica la stessa cosa». E invece no. Perché insegnare è una cosa seria. Tanto quanto fare il medico. Insegnare non significa spiegare ai bambini cosa ne pensi di Berlusconi, del signoraggio, delle scie chimiche o delle battaglie di civiltà di "Se non ora quando". Insegnare non vuol dire costringere un'intera classe a tenere il ritmo strascicato del più asino anziché esortarla a star dietro al più secchione, con la scusa che bisogna essere equi e solidali tipo il cacao della Bolivia sugli scaffali della Coop. Insegnare è una missione, a metà strada tra un legionario francese nella jungla della Cayenna e un padre comboniano in Africa. Insegnare è una cosa importante tanto quanto aprire una panza con un bisturi per una laparotomia esplorativa. <br /> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Trebuchet MS",sans-serif;"><span style="font-size: small;">E solo quando tutte queste wannabe-maestrine dalla penna rossa (uomini o donne che siano, beninteso) se ne saranno finalmente rese conto, allora forse potranno davvero cominciare a lamentarsi di non essere pagate quanto, se non un cardiochirurgo, almeno un medico della mutua. </span></span></div>
<div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-63776940848002279352012-12-16T01:00:00.000+01:002012-12-16T01:15:26.443+01:00Del perché gli hobbit mi fanno schifo<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvxNrBU3Ih8XFVQqQMpGYes6m5Lm38663kuvj1B_hglG621fO9gRpA5hEWGIHlio4OkngiafVLN-2qzaVHMwX9J4vy7ipaBDEIvThQkXMBjhegUSR8aIbefQUTIyK6SlKIhZdk6tLuqu-s/s1600/hobbit-peter-jackson-martin-freman.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="244" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvxNrBU3Ih8XFVQqQMpGYes6m5Lm38663kuvj1B_hglG621fO9gRpA5hEWGIHlio4OkngiafVLN-2qzaVHMwX9J4vy7ipaBDEIvThQkXMBjhegUSR8aIbefQUTIyK6SlKIhZdk6tLuqu-s/s320/hobbit-peter-jackson-martin-freman.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Cominciamo con il dire che gli hobbit sono imbelli cazzoni brutti, bassi, pelosi e sudici. Sì, anche sudici, perché girano scalzi nella mota e abitano malsani tuguri scavati nel sottosuolo nei quali, non avendo gli hobbit le elevate conoscenze ingegneristiche dei nani, probabilmente le feci vengono accumulate tutte sul fondo della parete meno esposta al sole, assieme alle salme dei defunti (e, almeno fino a quando qualcuno non avrà le prove per confutare la mia tesi, sappiate che è questo ciò che fanno gli hobbit delle proprie deiezioni e dei resti mortali dei propri cari).</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Nella Terra di Mezzo gli hobbit occupano il gradino più basso nella scala evolutiva, ancora più in basso degli orchetti. I quali uccidono, depredano e razziano perché anelano al caos, mentre gli hobbit non anelano una beata mazza se non vivere pasciuti e ubriachi alle spalle di tutte le altre razze che invece lottano quotidianamente per difendere quello in cui credono. </span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Gli hobbit, in sostanza, sono più inutili degli ausiliari del traffico in un villaggio Amish. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Nel fantasy gli hobbit ricoprono il ruolo che in alcune pellicole pornografiche con trama è riservato a certi sessantenni pingui e col pene piccolo che durante l'atto sessuale tra l'attore e l'attrice principali se ne restano in un angolo della scena a masturbarsi con inusitato vigore, sudando esageratamente con occhi lubrici e pose imbarazzanti (persino per degli intellettuali come gli spettatori dei porno), per poi accorrere nel momento del climax per contribuire alla consueta lordatura finale della protagonista. La quale, comprensibilmente, fatica a celare un'espressione tra l'inorridito e il derisorio. Oltre all'utilità del tutto marginale, dunque, entrambe le categorie condividono la stessa capacità di farti passare la voglia di vedere come va a finire il film.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Nonostante esistano donne hobbit, le famiglie sono per lo più composte da fratelli, nipoti e zii, tipo Paperopoli. Si riproducono, sì, ma sempre rimpiangendo la fortuna delle amebe che possono evitarsi questa gran scocciatura. Perché mentre un elfo per amore sarebbe disposto a rinunciare alla propria immortalità, un hobbit particolarmente in vena di smancerie al massimo rinuncia a vendere la propria sorella a dei carovanieri di passaggio, o si trattiene dal rubare l'ultimo pasto di un moribondo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Per tentare di farci abituare a questi esseri orrendi, Tolkien ha adottato lo stesso stratagemma che Canale 5 avrebbe poi ripreso anni dopo nei confronti di Barbara D'Urso: siccome nessun essere umano sano di mente guarderebbe mai un suo programma se ci fosse un'alternativa qualsiasi, ivi compresi documentari in lingua originale sull'elicicoltura in Cecoslovacchia, le hanno ceduto in blocco ogni spazio televisivo a disposizione, in maniera da non lasciare scampo al telespettatore. O al lettore, nel caso di Tolkien.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Parliamoci chiaro: se a trovare l'Anello fosse stato un nano, e non un hobbit incline al rachitismo e alla schizofrenia come Gollum, Il Signore degli Anelli sarebbe stato un gradevole romanzetto di 140 pagine di cui due di azione (quelle in cui i nani fanno un culo così a Sauron vilipendendo i suoi poveri resti con una gara a chi piscia più lontano) e 138 di barzellette sconce ed edificanti aneddoti di guerra, massacri e mineralogia. E tante illustrazioni zeppe di rune, ovviamente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Invece l'Unico Anello è passato nelle mani di un hobbit dopo l'altro, e sappiamo tutti com'e andata a finire.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Un hobbit non ha ideali, non ha ambizioni, non ha prospettive, non ha fede. Un hobbit vive esclusivamente per usurpare con le proprie maleodoranti natiche le terre da pascolo che altrimenti spetterebbero ai cavalli dei fieri Rohirrim. Vive per ingozzarsi fino a scoppiare, per rintronarsi il cervello di erba come un fattone dei giardinetti ma senza i bonghi, e per bere birra sino a rotolare sotto il tavolo in balia del proprio stesso vomito.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Ma attenzione: dopo aver raggiunto il fondo del proprio boccale un hobbit non rutta mai, perché questo lo renderebbe simpatico e gioviale, e quindi sarebbe un nano. Inoltre, se fosse un nano, sarebbe anche in infaticabile minatore nonché un eccellente scalpellino, oltre che un formidabile guerriero.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Invece un hobbit riuscirebbe a far somigliare a un sergente dei Royal Marines anche un obiettore di coscienza con le infradito e la maglietta di Emergency. Al massimo, ma solo se messo alle strette, un hobbit è in grado di sfoderare Pungolo, una specie di spatola da foie gras con un nomignolo decisamente più adatto a un pene che a una spada.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Un hobbit non suscita ammirazione come un elfo. Un hobbit non fa paura come un orco. Un hobbit non provoca immedesimazione come un umano. Un hobbit non ispira simpatia come un nano. Un hobbit non incute soggezione come un mago. Un hobbit non riesce nemmeno a farti esclamare: «E lui che cazzo c'entra?» come Tom Bombadil. Un hobbit, specie dopo un'attenta e puntuale disamina come quella di cui sopra, suscita esclusivamente conati morali. E talvolta anche quelli veri.</span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Ecco perché odio profondamente gli hobbit.</span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-51851849407569712412012-11-23T11:49:00.000+01:002012-11-23T15:19:57.160+01:00Galeotto fu il bonobo dall'ano fischierino <br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1UoyLD-QUVEitIMKM0vl7y8zCrStc_esUBfxKABiENz8SLoLF00nS9UX5pT-bNgPxjpgf5X-LnRKnOnpr1D4tYQAKBx2pMRyuK4w5zIrnlsJIYE7SANFSUdrmFjr1zy4uIzIODH3epTAh/s1600/3qrvbt.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1UoyLD-QUVEitIMKM0vl7y8zCrStc_esUBfxKABiENz8SLoLF00nS9UX5pT-bNgPxjpgf5X-LnRKnOnpr1D4tYQAKBx2pMRyuK4w5zIrnlsJIYE7SANFSUdrmFjr1zy4uIzIODH3epTAh/s400/3qrvbt.jpg" width="266" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #222222; font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif; font-size: 13.5pt;"><br /></span>
<span style="color: #cccccc; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Una
vita intera a difendere l'ambiente. Ad arrampicarti sulle sequoie. A
incatenarti ai cancelli delle discariche. A liberare nutrie. A sdraiarti sui
binari dove corre fischiando il treno dei veleni. Rinunci alla ceretta per
solidarizzare con l'Amazzonia. Ti iscrivi a kickboxing per somigliare al panda.
Ti nutri di rugiada e delle incrostazioni di salnitro che fioriscono sui muri
della cantina per non interferire con l'ecosistema sofferente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #cccccc; font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br /></span>
<span style="color: #cccccc; font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Sei un'eroina verde fiera e implacabile che neanche Poison Ivy
in quei giorni lì. </span><br />
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Poi un giorno arriva lui.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc;"><br /></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Al sit-in di Piccadilly per la salvaguardia del bonobo dall'ano
fischierino che hai organizzato con le tue amiche del circolo "We love
bush" (ma scritto minuscolo, capisciammé) incroci lo sguardo di quel
semidio coi dreadlocks che sembra avere occhi solo per te.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc;"><br /></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Bello come il sole e libero come l'aria, ma lercio e stazzonato
al punto giusto da rendere credibile l'incredibile avventura che ti racconta di
aver appena vissuto nell'esotica Birmania, da dove ha appena fatto ritorno dopo
aver dato alle fiamme i campi coltivati dai quei crudeli contadini che rubano
la foresta alle bertucce dislessiche per coltivare del riso di merda e sfamare
i loro mocciosi del cazzo. 'Sti negri.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc;"><br /></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">È subito amore. Travolta da un'insolito destino nel grigio
asfalto di Birmingham ti concedi a lui come le foglie del ficus ad un temporale
estivo. Capisci che è l'uomo della tua vita quando ti aiuta a riscoprire il
significato ancestrale del bird watching e ti introduce alla coltivazione
ecosostenibile del tronchetto della felicità. Condividi con lui i tuoi sogni,
le tue speranze, il tuo passato e le tue battaglie, il tuo desiderio di un
mondo più verde dove la foresta pluviale possa prosperare indisturbata senza
tutti quei sottosviluppati dell'Africa subsahariana in mezzo ai coglioni sempre
lì a chiedere pane e medicine a noialtri che ci battiamo per cose serie. Tipo i
millepiedi costretti a ballare la rumba nei circhi delle pulci.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc;"><br /></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Lui è l'uomo della tua vita. E non come quel tipo ai tempi del
liceo che credevi ti amasse davvero perché avevate visto insieme il sorgere del
sole e il fondo di una bottiglia di rum sottomarca, e poi il giorno dopo quando
se n'era andato perché c'era l'Arsenal in tv avevi deciso che con gli uomini
basta per sempre. Lui è diverso da tutti gli altri.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc;"><br /></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Decidi anche di presentarlo ai tuoi. Quei due cari vecchietti
talmente detonati dall'LSD che si sono allegramente scofanati ai tempi del '68
che quando li vai a trovare ti servono il tè nello stesso bicchiere in cui
tengono a mollo la dentiera la notte. E a volte la dentiera la trovi ancora lì,
proprio sotto il filtro dell'Earl Grey. «Mamma, papà, questo è XXXXX, e noi ci
amiamo» fai tu, entusiasta. «Neoprene bitartrato God save the Queen and her
fascist regime uàcciu-uariuà» rispondono loro, ancora un po' confusi. Quindi ti
chiedono se gradisci del tè. Gentilmente declini, gli occhi traboccanti
d'amore. Comunque va tutto a meraviglia. Lui adora loro e loro stravedono per
lui. Tutto va a meraviglia, sembra un sogno che diventa realtà.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc;"><br /></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Il tuo essere donna libera, emancipata e razionalista, però, fa
sì che tu non sia certo una di quelle che credono a qualunque fanfaluca.
Tantomeno alle favole stile Uoldìsnei. Tipo quelle secondo cui le scie chimiche
sarebbero SOLO scie di condensa lasciate dagli aerei in alta quota, o
quell'altra secondo cui il cancro al pancreas NON sarebbe curabile con
l'ayurveda. Tzè. Tu hai bisogno di prove inconfutabili. Anche nel campo
dell'ammore.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc;"><br /></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Per cui decidi di mettere alla prova il tuo lui. Il suo
attaccamento alla causa DEVE essere più forte di quello verso di te, altrimenti
sai che non potrai mai trascorrere al suo fianco il resto dei tuoi giorni senza
sentirti tradita come donna, come femminista e come figlia della Madre Terra. E
allora gli chiedi la prova d'amore definitiva: se davvero ti ama, il giorno del
vostro primo anniversario insieme dovrà rinunciare al romantico tête-à-tête in
quel ristorantino macrobiotico che vi piace tanto per venire invece con te e le
tue amiche del circolo "We love bush" (sempre scritto minuscolo) a
liberare i cagnolini patapuffolosi tenuti prigionieri dal laboratorio
farmaceutico. Non potete permettere che dai che ti dai alla fine trovino DAVVERO
una cura per la distrofia muscolare, eccheccazzo!<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc;"><br /></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Lui accetta senza nemmeno pensarci due volte, con un entusiasmo
e una sicumera tali da far impallidire persino il tuo curriculum decennale di
ambientalismo militante. Nottetempo, partite, di nero incappucciati, armati di
tronchesi e piedi di porco. Liberté, fraternité, egalité pour les cagnoléns, ou
la mort! <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc;"><br /></span></div>
<div style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="color: #cccccc; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">È allora che succede l'impensabile. Dietro le sbarre del lager
canino non trovate torme di uggiolanti beagles in cerca di coccole e libertà,
ma un plotone di bobbies in assetto antisommossa che prima mettono le manette a
te (non senza prima averti allegramente manganellato gli stinchi per un buon
quarto d'ora con quel tipico sense of humour così british che li rende così
irresistibilmente adorabili), e poi si rivolgono al tuo lui chiamandolo «Sir» e
facendogli il saluto.</span></div>
<span style="color: #eeeeee; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="line-height: 24px;"><br /></span></span>
<span style="color: #eeeeee; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><span style="line-height: 24px;"><a href="http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1070126/uk-polizia-a-letto-con-attivisti-del-movimento-ambientalista-per-ottenere-informazioni.shtml">E la tua storia d'amore e militanza finisce tragicamente con un post su TgCom</a></span></span><br />
<span style="color: #222222; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span>
<span style="color: #222222; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span>
<span style="color: #222222; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span>
<span style="color: #222222; font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; line-height: 24px; text-align: justify;">
</div>
<div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-11378373868742344912012-11-07T19:39:00.001+01:002012-11-07T21:15:04.967+01:00La notte più lunga<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmwQw1-oGIh8pU_XLleUma49wtXSHLklw7irhs8BMt1rDsiWDVoliSP8q_YXTfh6folcowSGPEYjxJ4n75LW_D7VCvFHZPputD2MZgsTHOBqMXTuR7YdgoQmNgnYiiKBL6GNRJMovRuQO2/s1600/maglietta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="249" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmwQw1-oGIh8pU_XLleUma49wtXSHLklw7irhs8BMt1rDsiWDVoliSP8q_YXTfh6folcowSGPEYjxJ4n75LW_D7VCvFHZPputD2MZgsTHOBqMXTuR7YdgoQmNgnYiiKBL6GNRJMovRuQO2/s320/maglietta.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Abbiamo sperato, abbiamo tifato, abbiamo esultato, abbiamo rosicato, abbiamo singhiozzato e alla fine siamo tornati a casa con le pive nel sacco e un debito di sonno da far impallidire quello vero lasciato da Barack Obama in carico agli Stati Uniti d'America.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Trebuchet MS', sans-serif;">Ma in fondo va così quando si segue il derby dalla Curva Sud. E il bello della diretta sta nel saper sdrammatizzare con un sorriso e un calembour anche le peggiori batoste rimediate in Coppa Intercontinentale dalla squadra del cuore.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Per chi ieri notte si fosse perso la diretta streaming delle elezioni americane su <a href="http://www.rightnation.it/">Right Nation</a> (vergogna) ecco i link per ascoltare in podcast una dopo l'altra le otto puntate di Right Night. Nel frattempo ringrazio di cuore <b>Andrea Mancia, Cristina Missiroli, Simone Bressan, Filippo Nardelli, Michele Di Lollo, Dario Mazzocchi, Federico Punzi, Pietro Salvatori, Umberto Mucci, Stefano Magni,</b> <b>Cristoforo Zervos ma SOPRATTUTTO Domenico Oliva, che da Udine ha messo su i widget nonostante avesse la febbre a 38 (e mi ero pure dimenticato di ringraziarlo, tra l'altro...)</b> perché sono la redazione casalingo-radiofonica migliore con la quale si possa fare l'alba raccontando le disgrazie elettorali altrui.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">E soprattutto ringrazio quella novantina di ascoltatori coraggiosi che ci hanno accompagnato, chi più chi meno, dalle 23 fino alle 5 e mezza del mattino. E tutti gli altri che lo faranno ora, in differita.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Gop bless all of us!</span></div>
<br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><a href="http://www.spreaker.com/user/5029215/election_night_live_2">RightNight - Parte #1</a></span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><a href="http://www.spreaker.com/user/5029215/election_night_live_2_1">RightNight - Parte #2</a></span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><a href="http://www.spreaker.com/user/5029215/election_night_live_3">RightNight - Parte #3</a></span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><a href="http://www.spreaker.com/user/5029215/election_night_live_4">RightNight - Parte #4</a></span><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><a href="http://www.spreaker.com/user/5029215/election_night_live_5">RightNight - Parte #5</a></span><br />
<a href="http://www.spreaker.com/user/5029215/election_night_live_6"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">RightNight - Parte #6</span></a><br />
<a href="http://www.spreaker.com/user/5029215/election_night_live_7"><span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">RightNight - Parte #7</span></a><br />
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><a href="http://www.spreaker.com/user/5029215/election_night_live_8">RightNight - Parte #8</a></span><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-46039243351887347312012-10-12T18:11:00.001+02:002012-10-12T18:11:42.245+02:00Un premio No Bel<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjQmcykVVZ_uWsmb1qGctM2JZwD45PNDvpCASMvgOBJfM46qIVzWU4zhSqsLdqWSrzZGmPiDJ_NZr6BTi3AN_qtc3teTdvDvS2uek02uRYoZBu5iuxgwZWX5M9GZIc5avKGpZmc8hscWji/s1600/europa-unione-cartina2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="294" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjjQmcykVVZ_uWsmb1qGctM2JZwD45PNDvpCASMvgOBJfM46qIVzWU4zhSqsLdqWSrzZGmPiDJ_NZr6BTi3AN_qtc3teTdvDvS2uek02uRYoZBu5iuxgwZWX5M9GZIc5avKGpZmc8hscWji/s320/europa-unione-cartina2.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">I Premi Nobel per la Pace sono un po’ come le attenuanti generiche nei procedimenti penali: non si negano a nessuno.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Sarà per questo che il comitato norvegese ha deciso di attribuire quest’anno il riconoscimento all’Unione Europea. La stessa che si è distinta negli anni per la scandalosa gestione dei flussi dei migranti, della crisi Yugoslava e di quella del Kosovo, e anche della destituzione con annesso assassinio di Muhammar Gheddafi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Effettivamente, a giudicare da come l’Ue sta gestendo la crisi finanziaria, un Nobel per l’Economia non era nemmeno pensabile. E, tutto sommato, di premiati non-sense ce ne sono stati a bizzeffe in passato: persino Yasser Arafat (dopo una vita trascorsa a finanziare, sostenere e proteggere il terrorismo internazionale), aveva avuto il Nobel per essersi riscoperto statista sulla via di Camp David.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Certo, per un’istituzione che da 60 anni garantisce la pacifica convivenza di nazioni che si sono sempre fatte la guerra, un Nobel per la Pace sembrava doveroso. Ma quella è l’Uefa, mica l’Ue.</span></div>
<div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-10935358424361221052012-10-05T18:05:00.002+02:002012-10-05T18:05:49.404+02:00Scaldo il banco o scaldo l'autunno?<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglGswI51CPVAXtW2efqwZ_3m-7PMkLDf2Xr597pNmeVVMn1qSyxWj7-5Uv3lBxfMLP0PgjBc_ODD4N0gZVzFAXPjHrFfPdwpjcFztTOt3mlXo65FZO85Ac0TKKN-ux8I9wPPhSh-Xx6xeL/s1600/scontri.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEglGswI51CPVAXtW2efqwZ_3m-7PMkLDf2Xr597pNmeVVMn1qSyxWj7-5Uv3lBxfMLP0PgjBc_ODD4N0gZVzFAXPjHrFfPdwpjcFztTOt3mlXo65FZO85Ac0TKKN-ux8I9wPPhSh-Xx6xeL/s320/scontri.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Dopo gli operai dell’Alcoa a Roma, dopo i blocchi delle tute blu dell’Ilva a Taranto, ora tocca agli studenti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Scendono in piazza a Torino e nella Capitale con slogan e striscioni raffazzonati, ripescati dalla naftalina in cui li avevano messi dopo le proteste anti-Gelmini, ma vogliono far sapere che ci sono anche loro ad urlare no al governo tecnico, no a Mario Monti, no ai banchieri, no all’Europa, no alla crisi. E soprattutto no alla versione di latino o al compito in classe di trigonometria, perché contro di loro l’occasione è sempre buona per bigiare scuola.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Ma non è solo folklore. Perché in prima fila ci sono i soliti caschi, i soliti volti coperti, i soliti scudi di legno fatti apposta per cozzare di proposito contro quelli di plexiglass della polizia e dei carabinieri. Magari il grosso dei cortei sarà anche fatto di ragazzini annoiati, ma in prima fila ci sono sempre i soliti: anarchici, antagonisti, black bloc. Quelli per cui ogni occasione è sempre buona per cercare lo scontro.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Trebuchet MS, sans-serif;">Anche questo serve ad alzare la temperatura, del resto. Anche questo è autunno caldo.</span></div>
<div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-60097510419053488042012-08-31T14:26:00.006+02:002012-08-31T15:05:06.847+02:00Generazione Pinocchio<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSaceqzd1815_buQqqgrZLFP4ZT7SE-aPuLS2ehnofhR378-CDo_RXRbBOpQsjiW7IMWj7BdHqMSdZEFJ95SIZ-kpOcL6B4lJ3tR0LNc47f-MLNxGTEUgAQKnRk7c0wCnC72JpG0FLRTIT/s1600/avventure-di-Pinocchio+%25281%2529.jpg"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSaceqzd1815_buQqqgrZLFP4ZT7SE-aPuLS2ehnofhR378-CDo_RXRbBOpQsjiW7IMWj7BdHqMSdZEFJ95SIZ-kpOcL6B4lJ3tR0LNc47f-MLNxGTEUgAQKnRk7c0wCnC72JpG0FLRTIT/s400/avventure-di-Pinocchio+%25281%2529.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5782820166205344754" /></a><br /><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-size:100%;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-size:100%;">Sono fermamente convinto del fatto che se oggi dobbiamo fare i conti con una generazione di trenta-quarantenni disperati che non sanno cosa fare della loro esistenza e si aspettano che ci pensi qualcun altro a risolvere il dilemma al posto loro, è anche perché da troppo tempo si è persa l'abitudine di leggere ai bambini "Le Avventure di Pinocchio". Credo sia un po' come sostengono alcuni psichiatri dell'età infantile, secondo i quali se non si leggono le favole ai più piccoli, questi matureranno con estrema difficoltà il discernimento tra bene e male, giusto e sbagliato, buono e cattivo, e finiranno con l'essere adulti a metà. Ecco, allo stesso modo ritengo che non leggendo Pinocchio ai bambini italiani, difficilmente questi, crescendo, diventeranno degli italiani perbene, ma resteranno soltanto degli italiani a metà.</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'importanza di Pinocchio come testo di educazione civica per le nuove generazioni del Bel Paese è immensa. E parlo del capolavoro di Carlo Lorenzini, detto Collodi, e non di quell'accozzaglia di buonismo low-cost, personaggi inventati e sonore puttanate che è il cartoon di Walt Disney (un uomo di cultura come il Collodi non si sarebbe mai sognato di descrivere nel suo libro una balena mangiauomini, e difatti nella versione originale lui parla di un pescecane). Non per farne per forza una colpa a Disney, beninteso: è solo che Pinocchio è una storia tutta italiana. Qualunque traduzione, qualunque adattamento, finirebbe comunque per snaturarla, per farle perdere qualche pezzo, qualche tassello importante del suo straordinario messaggio di fondo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quale? Beh, è molto semplice: Pinocchio è la risposta letteraria all'esigenza espressa da Massimo D'Azeglio all'indomani dell'unità d'Italia, «Abbiamo fatto l'Italia, ora dobbiamo fare gli italiani». Che non significava semplicemente costruire un'identità nazionale comune da Torino a Catania, da Venezia a Reggio Calabria, passando per Parma, Firenze, Roma e Napoli. Non significava soltanto far parlare a tutti la stessa lingua, far cantare a tutti lo stesso inno nazionale, far pagare a tutti le stesse tasse. Significava soprattutto insegnare ad un popolo bambino, un popolo neonato, quello italiano, per l'appunto, che per abbandonare l'infanzia e raggiungere l'età adulta bisognava imparare a crescere assumendosi ciascuno le proprie responsabilità. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Al di là dei sotto-messaggi e delle tante storielle collaterali, infatti, dal serpente che muore di ictus per il gran ridere, al meschino Melampo, al giudice scimmione con gli occhiali senzsa lenti, il fils rouge della storia principale è bellissimo:</div><div style="text-align: justify;">«Pinocchio, studia. Va' a scuola, impara tutto quello che puoi, diventa qualcuno. Fa' la tua parte».</div><div style="text-align: justify;">«Non mi va».</div><div style="text-align: justify;">«Va bene, Pinocchio: allora impara un mestiere. Va' in bottega, impara tutto quello che puoi, diventa qualcuno. Fa' la tua parte». </div><div style="text-align: justify;">«Non mi va».</div><div style="text-align: justify;">«E allora, caro Pinocchio, vattelappiànderculo».</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ed è proprio lì che va Pinocchio, appiàrselanderculo, attraverso un'escalation di proverbiali cetrioli che raggiunge il suo climax subito prima che il burattino-bambino si renda conto di ciò che deve fare per redimersi, e quindi cessa. E arriva la redenzione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il bello di Pinocchio è che non ci sono principesse, cavalieri, re, principi, regine, duchi, marchesi, dame o imperatori. È tutto un susseguirsi di personaggi talmente normali dal rasentare la banalità, sia nel bene che nel male. Persino la Fata dai capelli turchini non è il deus ex machina della storia, e molto più dei suoi poteri magici può il ravvedimento di Pinocchio nello scioglimento della vicenda. Non ci sono supereroi né supercattivi proprio perché la forza di Pinocchio sta nella sua normalità, nel fatto che, potenzialmente, tutti quanti potremmo essere un po' Pinocchi, e per tutti quanti c'è la stessa via d'uscita.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pinocchio somiglia tantissimo ai piagnoni della Generazione Perduta, o di uno qualsiasi dei tanti movimenti che a scadenze regolari riempiono le piazze e le colonne dei giornali di lamentazioni, rivendicazioni, slogan e proteste senza che a nessuno venga mai in mente di fare qualcosa per cambiare davvero. Pinocchio viene al mondo convinto che tutto gli sia dovuto, e subito. Pinocchio sa bene quali sono i suoi diritti, e sa altrettanto bene come evitare di compiere il suo dovere. Pinocchio ha fame ma vuole mangiare solo la polpa delle pere che Geppetto gli offre, schifando le bucce e i torsoli. Pinocchio si sente sempre una spanna davanti agli altri, ma riesce soltanto ad inanellare una sequela di gesti stupidi e sconsiderati. Ma soprattutto, Pinocchio arriva ad uccidere il Grillo perché detesta più di ogni altra cosa che qualcuno più saggio di lui gli faccia notare che sta sbagliando tutto.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Menomale che i miei coetanei brandiscono Twitter al posto del martello.</div><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-45092060677376039102012-08-28T18:24:00.004+02:002012-08-28T18:34:01.876+02:00Un rutto vale più di mille parole<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7ogniZStMDAvr0SUnlDmkHbpF39a0Flw5M6Wfwg0lIJrAus4nmTgHItHYrBC8BDUniu3zrl_fiIfEAQIBQGg1ZF6BWHIGHiBMzipEZsK-7_grVKlGPSXA4oHgOQJj5XG10Oc3j4pwpEQM/s1600/barney-rutto.jpg" style="font-size: 100%; font-family: Georgia, serif; "><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 250px; height: 253px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7ogniZStMDAvr0SUnlDmkHbpF39a0Flw5M6Wfwg0lIJrAus4nmTgHItHYrBC8BDUniu3zrl_fiIfEAQIBQGg1ZF6BWHIGHiBMzipEZsK-7_grVKlGPSXA4oHgOQJj5XG10Oc3j4pwpEQM/s400/barney-rutto.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5781760872821041058" /></a><br /><div style="font-size: 100%; font-family: Georgia, serif; "><br /></div><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Dopo i blitz della Guardia di Finanza da Cortina a Portofino, a caccia di ferraristi con lo ski-pass e capitani coraggiosi con vascelli fantasma sconosciuti al fisco, il governo prepara il dispiegamento delle Fiamme Gialle dietro i distributori automatici delle bevande gassate.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Secondo il libretto rosso del governo tecnico, infatti, dopo il male assoluto della ricchezza personale viene quello del girovita abbondante. </span><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';">Chi vuole dissetarsi bevendo Coca-Cola, dunque, deve pagare l’accisa sulle bollicine voluta dal ministro alla Morigeratezza Gastrica, Renato Balduzzi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';">E mentre la comunità scientifica si divide sull’impatto sociale della Cedrata Tassoni, i tecnici decretano che l’obesità dilagante è un peso troppo oneroso per le magre casse dello stato, e va arginata senza remore. Senza contare che tutti questi ciccioni in giro in Italia rischiano di farci fare una magra figura con i tedeschi, che giustamente vanno fieri della longilinea silhouette della loro Cancelliera. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Tempi duri anche per le gare di rutti tanto in voga tra i buontemponi sin dai tempi del liceo: da oggi potrebbero costare una verifica fiscale.</span></div></div><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-34509802524785052642012-08-24T16:26:00.003+02:002012-08-24T16:32:11.751+02:00Klout, ho un disperato bisogno d'amore<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0aHFDfmgEZsKF1BJberuWENmWidBQ973-k1vL9GyjobkgFUaxB1-ms5PFZN6MXLX-WwR4BzXWlc1yLGpTVDT6aEpM-1HMpuMRIKsIpuEUfOIG4xGbKHEvAcj6acdcj-yNGX-MhDrCJvEh/s1600/klout.jpg"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 84px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0aHFDfmgEZsKF1BJberuWENmWidBQ973-k1vL9GyjobkgFUaxB1-ms5PFZN6MXLX-WwR4BzXWlc1yLGpTVDT6aEpM-1HMpuMRIKsIpuEUfOIG4xGbKHEvAcj6acdcj-yNGX-MhDrCJvEh/s400/klout.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5780246334812788978" /></a><br /><div><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Non abbiamo più alibi, ormai. Klout ha definitivamente smascherato la nostra vera natura di navigatori della rete: disperati narcisisti alla ricerca di quei quindici minuti di celebrità che Andy Warhol ci aveva promesso e nessuno aveva mai voluto darci fino all’avvento di Internet. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">A sentire i suoi creatori, Klout dovrebbe essere un misuratore di influenza sul web. Attraverso un misterioso algoritmo (così efficiente che, a quanto pare, constringe i suoi programmatori a cambiarlo una volta ogni due giorni), valuta in una scala da 0 a 100 quanto una persona sia considerata in rete. Dove 0 è Giovanni che grida nel deserto e 100 è il jingle del Pulcino Pio. Non basta avere tanti amici su Facebook, migliaia di followers su Twitter, un sacco di spettatori sul canale YouTube per essere uno con la febbre alta su Klout: bisogna “influenzare”, per l’appunto. Ovvero dire, fare e scrivere cose che spinga gli altri a condividerle, a interagire.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">La verità, a giudicare dai commenti degli stessi utenti, è che Klout somiglia più a tutt’altro genere di misuratore, tipo quei righelli portati di nascosto in bagno negli anni delle elementari per cimentarsi in una particolarissima competizione sportiva che non si può dire in televisione. Per questo sta facendo impazzire tutti quanti nella rete, compresi quelli che fingono di non badare al proprio livello di notorietà ma, in fondo in fondo, si sentono un po’ dispiaciuti se il loro numerino magico perde qualche colpo. Insomma, ammettiamolo: siamo stati fregati in tutto il nostro irrefrenabile bisogno di attenzione proprio dal software che invece avrebbe dovuto compiacerci mostrandoci tutta l’attenzione di cui godiamo.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">E va beh, pazienza. Facciamocene una ragione. Siamo esseri senzienti che vivono nel costante bisogno di essere amati, apprezzati, sostenuti, considerati. Non è un delitto, in fondo, se ogni tanto ci accontentiamo anche di un surrogato del sentimento, o se integriamo con quello gli affetti veri. Klout è soltanto il nostro modo di gridare al mondo: «Ehi, mamma, guarda: senza mani!» anche a trent’anni suonati, con una famiglia, il mutuo da pagare e la ventiquattrore sotto la scrivania. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">E allora grazie Klout, ché non ci neghi nemmeno da adulti l’ultimo giro sulla BMX.</span></div><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-3952333952733235512012-08-23T18:42:00.009+02:002012-08-23T19:38:14.623+02:00L'invasione degli ultraPistorius<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNuWuyF6Q67dTI2NxIP-GILJ4ZA3LrIgNCtohJv-jO29cQ7By5tvXP3tKxDpLqnQSsUA22LPGAkufwlQLIA_fAawq-Lp2A71BAuJd_kBjEHKRVpq45ZIWKebx0ifX35jS0-ZIrU64qL29W/s1600/pistorius.jpg"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 278px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNuWuyF6Q67dTI2NxIP-GILJ4ZA3LrIgNCtohJv-jO29cQ7By5tvXP3tKxDpLqnQSsUA22LPGAkufwlQLIA_fAawq-Lp2A71BAuJd_kBjEHKRVpq45ZIWKebx0ifX35jS0-ZIrU64qL29W/s400/pistorius.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5779924273203885538" /></a><br /><div style="text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><div face="Georgia, serif" size="3"><br /></div><div face="Georgia, serif" size="3">Una riflessione peregrina (ma forse non troppo, lascio che giudichiate voi) mi ha attraversato la capoccia oggi, leggendo la definizione che Wikipedia fornisce circa le Paralimpiadi. Cito testualmente: «I Giochi Paraolimpici, o Paraolimpiadi, sono l'equivalente dei Giochi olimpici per atleti con disabilità fisiche». A rigor di logica, dunque, Pistorius, in quanto privo degli arti inferiori dal ginocchio in giù, avrebbe dovuto disputare i Giochi Paralimpici, e non i Giochi Olimpici. Che poi il suo essere non soltanto Oscar Pistorius, ma l'icona Pistorius, porti a voler far gareggiare il mito anziché l'uomo, è un altro discorso. Vengo al punto.</div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; "><br /></div></span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Il dato di fatto è che, al di là della semantica, quest'anno l'atleta sudafricano ha disputato le Olimpiadi come un qualunque altro atleta normodotato. Ed è proprio da qui che parte la mia riflessione peregrina. Partendo dai seguenti assunti: 1) la partecipazione di Pistorius alle Olimpiadi ha indubbiamente creato un precedente, e i precedenti, si sa, sono quelle cose che tengono aperta la porta per lasciar entrare la consuetudine; 2) è ormai appurato che le protesi, nonché il fatto che la sua disabilità lo porti a pesare meno dei suoi avversari, lo avvantaggiano rispetto agli altri atleti; ecco che si arriva alla domanda fatidica. Fatidica quanto brutale. Ovvero: quanto tempo dovremo aspettare ancora prima che in qualche nazione totalitaria si arrivi alle mutilazioni volontarie di questo o quell'atleta per creare "superuomini" da medaglia d'oro?</span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Riflettiamoci bene. Non è poi una possibilità così fantascientifica. </span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Per decenni, finché si reggeva in piedi il Muro di Berlino, le nazioni del Patto di Varsavia hanno imbottito i loro atleti (e le loro atlete, soprattutto) di qualunque medicinale e/o aiutino chimico potesse contribuire a migliorarne la struttura fisica e le prestazioni in campo. È sufficiente dare un'occhiata alle foto ingiallite degli anni '70-'80 per constatare che molte delle campionesse sovietiche di atletica avevano abbandonato l'ultimo sprazzo della loro femminilità alla voce "sesso" del loro atto di nascita, e per tutto il resto non avevano proprio nulla da invidiare a Primo Carnera. Chissà poi quanti altri paesi hanno fatto di peggio per molto meno, magari anche solo per veder sventolare la propria bandiera durante la cerimonia di apertura e poco più.</span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Oggi i sospetti sono tutti incentrati sulla Cina e sugli ultimi potentati comunisti che le gravitano attorno (Corea del Nord in primis). Come ha fatto il fu Celeste Impero, che un tempo poteva aspirare tutt'al più alla a laurearsi campione nel ping pong, a trasformarsi nel giro di appena un decennio in una corazzata olimpica tale da far impallidire persino gli Stati Uniti? Magari soltanto con il duro lavoro, una ciotola di riso al giorno e tanta fede nel Partito, si capisce. Però, il tarlo rosicchia.</span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Chiunque faccia o abbia fatto sport a livello professionistico non avrà difficoltà a confessare, anche se magari a microfoni spenti, che calarsi di tutto e di più facendola franca ai controlli antidoping non è poi una missione impossibile, e che (forse), in paesi nei quali poter operare controlli affidabili rasenta l'utopia, è una missione ancor meno impossibile. Questo non significa che tutti gli atleti siano dei potenziali dopati: significa solo che, come direbbe Obama, si può fare. Chissà quanti medagliati insospettabili, anche occidentali, persino italiani, senza quella particolare pilloletta o quell'iniezione forse avrebbero assistito la premiazione dalla tribuna. Il caso Schwazer insegna: per come ce l'ha raccontata lui, con un po' di sangue freddo in più e un po' di scrupoli in meno forse sarebbe potuto arrivare a Londra e persino piazzarsi senza destare il benché minimo sospetto. </span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ma lasciamo da parte le supposizioni, che, proprio come le supposte, sono soltanto subdole insinuazioni. </span><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';">Il punto è: cosa potrebbe effettivamente trattenere le oligarchie di Pyongyang, o di Pechino, o il dittatore dello Stato Libero di Bananas, dal mutilare volontariamente i loro atleti per portarli sul gradino più alto del podio grazie a protesi sempre migliori, sempre più leggere, sempre più performanti? Magari, anzi, quasi sicuramente con il consenso dell'atleta stesso, disposto a sacrificare un arto, due, o magari tutti, per portare maggior onore e gloria alla propria nazione, o anche solo per portare un briciolo di benessere e sicurezza economica in più a sé e ai propri cari, diventando un eroe in patria e un campione olimpico davanti agli occhi del mondo.</span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Siamo sicuri che il gioco non varrebbe la candela? Oggi no di certo, visto che l'unica medaglia ottenuta da Pistorius è stata quella al coraggio, alla determinazione e alla simpatia. Ma immaginiamo che fra qualche anno la tecnologia prostetica faccia così tanti passi avanti che nemmeno uno come Usain Bolt riesca a reggerne i ritmi. Immaginate che non si possano sostituire soltanto gli arti inferiori, ma magari anche gli arti inferiori, oppure, perché no?, persino gli occhi (penso ad arcieri e tiratori vari), con protesi in grado di magnificare le prestazioni ben più di quanto non facciano già ora i piedi in carbonio di Pistorius. Non serve un gran sforzo di immaginazione, visto che i ritmi serrati cui il progresso scientifico degli ultimi decenni ci ha abituati non dovrebbero ormai farci stupire di nulla. Bene. Pensate che se esistono persone disposte a mutilare (o a farsi mutilare) solo per far spillare qualche goccia di pietà in più dai questuanti per strada, non potrebbero esistere regimi o governi che non si farebbero scrupoli davanti alla possibilità di fare cappotto nel medagliere olimpico? Io no, sinceramente.</span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;">E quindi aspetto. Aspetto che succeda davvero. Perché per quanto mi riguarda ormai si tratta solo di una questione di tempo. Non così poco perché se ne parli ai giochi di Rio, forse, ma, chissà?, a quelli del 2020.</span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 100%; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; line-height: normal; text-align: justify; font-family:Georgia, serif;font-size:100%;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Benvenuti nel conto alla rovescia più agghiacciante nella storia dello sport.</span></div><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-54353967212047137272012-08-22T16:52:00.005+02:002012-08-22T17:02:11.131+02:00Giustizia sportiva: le coliche finali<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPCMw6yCzNKgQBCezrYMCiW3tsoB8pugYcflgg-4zvuyujA6MpCq8ZCVpLpCQSrLqHgnIRyGgppb3lwWHQhyphenhyphenDqLwdEXWX4S9VtIare7KJkD2whpCZR7u2R1cKu3tef47hj8Yso44OirtlU/s1600/jaaaa-conte.jpg"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 307px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPCMw6yCzNKgQBCezrYMCiW3tsoB8pugYcflgg-4zvuyujA6MpCq8ZCVpLpCQSrLqHgnIRyGgppb3lwWHQhyphenhyphenDqLwdEXWX4S9VtIare7KJkD2whpCZR7u2R1cKu3tef47hj8Yso44OirtlU/s400/jaaaa-conte.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5779511251428792946" /></a><br /><div><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Diceva Karl Marx che la storia si ripete sempre due volte: la prima sotto forma di tragedia, la seconda sotto forma di farsa. Probabilmente, se il padre del socialismo avesse conosciuto come funziona la giustizia sportiva italiana, si sarebbe dovuto ricredere: qui quando la storia si ripete è sempre e solo come farsa.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Emblematico, in questo senso, il caso dell’allenatore juventino Antonio Conte, condannato in primo grado a 10 mesi di squalifica per omessa denuncia di presunte combine nei match Novara-Siena e Albinoleffe-Siena, quando ancora Conte allenava i bianconeri toscani. Il tutto sulla base esclusiva di accuse mosse dall’ex calciatore e sedicente “pentito” Filippo Carobbio. Accuse, tra l’altro, mai verificate dai fatti, prive di un qualsivoglia appiglio probatorio, e per giunta smentite da tutti gli altri giocatori senesi che avevano sempre sollevato Mr. Conte da qualsiasi responsabilità. Ciononostante, per la giustizia sportiva italiana, che funziona un po’ come i vecchi tribunali della Santa Inquisizione, l’onere della prova ricade sull’accusato, e non sull’accusatore. Basta che qualcuno punti il dito, insomma, per finire in guai molto seri. Così, secondo i giudici di primo grado, l’allenatore juventino, con il suo piglio così dirigista e autoritario, «non poteva non sapere» quello che si stava tramando negli spogliatoi. E tanto era bastato per spiccare una sentenza di condanna.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Ma questo, della farsa, è stato soltanto il primo atto. Il secondo si è registrato stamani, con la lettura della sentenza d’appello: «La Corte di Giustizia Federale presieduta da Gerardo Mastrandrea ha accolto 5 ricorsi di club e tesserati, in alcuni casi parzialmente, contro le sentenze di primo grado emesse dalla Commissione Disciplinare Nazionale in relazione ai filoni del calcio scommesse relativi alle inchieste condotte dalle Procure di Bari e Cremona. Per effetto delle decisioni (...) è stata parzialmente riformata la decisione su Antonio Conte, prosciolto per la gara Novara-Siena, ma squalificato per 10 mesi in relazione ad Albinoleffe-Siena con una rideterminazione della sanzione rispetto alla decisione della Commissione Disciplinare». In poche parole, pur dimezzando l’impianto accusatorio a carico di Conte rispetto al primo grado, ne ha mantenuto il peso della sanzione finale. Raddoppiando, di fatto, la pena per l’unico dei due illeciti contestati rimasto in piedi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Mister Conte se ne faccia una ragione: la giustizia sportiva in Italia non esiste. Inutile dunque strapparsi i capelli riconquistati con così tanta fatica. Se però esiste una giustizia divina, o per lo meno un destino beffardo a sufficienza da rendere la pariglia alla beffa di una sentenza delirante, potrà tornare a sedere sulla panchina della sua Juventus giusto in tempo per disputarsi la finale di Champions League. </span></div><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-86900041746830102902012-08-21T10:38:00.011+02:002012-08-21T11:41:27.078+02:00Il diavolo veste Prada, il vescovo veste Armani, e tu rosichi perché compri soltanto all'Oviesse<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3G8jUsP2R4-Jx1SVCa1thFpGQ5q_cvrMwUvFX8uTA6tO-0BohTqoLZSaONCk3d-HTfMAfnMr5EEGpyE9D5EzuPzBl_I8Wa5SDx8evl1FVDA-LbiSi0DIGXpXEpt0srP6vOhrriflLNwkj/s1600/150201422-7f505158-7137-47fe-9b39-b975c2d94205.jpg" style="font-weight: normal; font-size: 100%; font-family: Georgia, serif; "><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 398px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3G8jUsP2R4-Jx1SVCa1thFpGQ5q_cvrMwUvFX8uTA6tO-0BohTqoLZSaONCk3d-HTfMAfnMr5EEGpyE9D5EzuPzBl_I8Wa5SDx8evl1FVDA-LbiSi0DIGXpXEpt0srP6vOhrriflLNwkj/s400/150201422-7f505158-7137-47fe-9b39-b975c2d94205.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5779052275248476802" /></a><br /><div style="font-weight: normal; font-size: 100%; font-family: Georgia, serif; "><br /></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">Avesse regalato un bel saccoccione svolazzante a qualche barbuto imam della periferia di Milano sarebbe diventato il nuovo eroe della falange radical chic italiota, quella che nemmeno sotto l'ombrellone mette da parte il vecchio hobby di insegnare agli altri come fare beneficenza con i propri soldi. Invece, lo sprovveduto Giorgio Armani ha commesso l'imperdonabile errore di mettere la sua opera a servizio del vescovo di Mazara del Vallo, realizzando alcuni paramenti sacri per la nuova chiesa di Pantelleria.</span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">Apriti cielo. Su Ripubblica, evidentemente in astinenza da foto del culo di Rihanna, e le multiformi scaglie della falange dell'informazione libbbera è stato subito un profluvio di articolesse sprezzanti sull'attaccamento della Chiesa Cattolica a Mammona, allo sterco del demonio e alle laute prebende. Insomma, la solita tiritera di mangiapreti atei agnostici razionalisti decaffeinati con più latte e meno cacao che non esitano un solo istante ad insegnare la teologia alle formiche, solo per il gusto di salire in cattedra. </span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">Perché lo scandalo, signore e signori, è che Sua Eccellenza avrebbe espressamente richiesto al noto stilista piacentino di contribuire con una donazione in favore della diocesi. E lui, facendo per l'appunto lo stilista, e non l'ingegnere, l'architetto o il decoratore d'interni, ha confezionato una tonaca e un set di manutergi vari. Come direbbe il mio caro amico James Hetfield, «so fuckin' what?». O, per chi preferisse la straripante allegria di Giggi er Ricottaro, «e 'sti cazzi nun ce lo metti?».</span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">Rifolrmulo per i più lenti di comprendonio. Un vescovo chiede ad un esponente di spicco di una comunità una donazione per la chiesa, e questo risponde all'invito dando fondo gratuitamente alla propria arte e al proprio talento. Ora fatemi capire: cosa c'è di tanto sbagliato, di tanto scandaloso, di tanto deprecabile? Avesse usato quei soldi (quali, tra l'altro?) per realizzare una casa di accoglienza per gli immigrati africani con i quali in spiaggia tirate sul prezzo per poter sfoggiare alla bocciofila un falso Armani con 10 euro anziché con i 30 che vi chiede, ai vostri occhi sarebbe apparso un uomo migliore, non è vero? O forse avreste potuto suggerirgli almeno altri 100 modi alternativi per soddisfare la VOSTRA coscienza con i SUOI soldi, magari adottando una mezza dozzina di beagle di Green Hill.</span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">Chi può vedere il male in un gesto di generosità, sono i soliti difensori d'ufficio di quel pauperismo d'accatto della Chiesa, quello che dal Concilio Vaticano II in poi ha fatto sì che i luoghi di culto non fossero più gli scrigni della devozione popolare, testimoniata attraverso l'arte e il bello, ma orrendi casermoni consacrati che farebbero ribrezzo persino al gestore di un'autorimessa o di un bowling. È vero che Dio sta in cielo, in terra e in ogni luogo, ma che qualche moralizzatore a mezzo servizio debba impartire urbi et orbi il decalogo della carità cristiana non sta né in cielo né in terra.</span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">Fosse stato per questi imbecilli, convinti di servire meglio Dio spogliandone le case, non avremmo avuto i gioielli del Rinascimento e del Barocco, non avremmo avuto Michelangelo, Caravaggio e Juvarra, e gli unici motivi per visitare l'Italia sarebbero soltanto qualche vestigia romana e l'imponente quantità di gnocca che si raduna ogni estate all'Acquafan di Riccione. Senza nulla togliere ar Colosseo e alla patata, credo saremmo molto più poveri e insignificanti.</span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">Perché la Chiesa non deve essere ricca soltanto per poter fare meglio l'elemosina come, dove e quando piace a voi. Elemosina che tanto i detrattori continuerebbero a disprezzare comunque, dal momento che ritengono ogni prete un mangiapane a tradimento a prescindere e ogni porporato un dittatore in sottana.</span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">Rifletteteci bene, la prossima volta che entrerete in una chiesa, se non altro per prendere un po' di fresco e sfuggire all'insistenza della zingarella che vi chiede un euro. Osservate bene i fronzoli dorati, scolpiti, decorati, cesellati, dipinti o intagliati che vi troverete dentro. E forse (ma forse) vi troverete a constatare con un certo disappunto che quei doni degli Armani di ieri (che magari si chiamavano Orsini, o Colonna, o Della Rovere), ma anche il sacrificio di centinaia poveri contadini che si levavano il pane di bocca per un'edicola consacrata alla Vergine o un crocifisso d'argento hanno fatto molto di più per l'umanità di quanto non abbiano fatto i 15 euro mal cagati per la vostra t-shirt di Emergency. </span></div></div><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-82280009142860029342012-08-17T16:26:00.006+02:002012-08-17T16:30:46.997+02:00Regno Unito contro Assange. Ovvero: come trasformare un ladro di polli in un martire<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVihF1e88ZA-N3xBpqNX57Cenc8jdRC_a46cWhx5Qp2mf8YUDaQMG1PJP69deEJkKcmKBxO9YNxSQUUUIFZsc4Pm4X5KlIAVRfDaWM0etdX8taz5LEhQlDaseeQB5bZGyDqoDUp7uIkMNo/s1600/assange-faces-arrest-if-he-leaves-ecuador-embassy.jpg" style="font-size: 100%; font-family: Georgia, serif; "><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 277px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVihF1e88ZA-N3xBpqNX57Cenc8jdRC_a46cWhx5Qp2mf8YUDaQMG1PJP69deEJkKcmKBxO9YNxSQUUUIFZsc4Pm4X5KlIAVRfDaWM0etdX8taz5LEhQlDaseeQB5bZGyDqoDUp7uIkMNo/s400/assange-faces-arrest-if-he-leaves-ecuador-embassy.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5777649000041101074" /></a><br /><p style="text-align: justify; "><span style="font-family:'trebuchet ms';">Il peggior errore che si possa fare quando si combatte una battaglia è trasformare il proprio nemico in un martire. Perché a quel punto non importa più quale siano le ragioni del conflitto, la posta in gioco, gli interessi da difendere, la legittimità di chi attacca. Contro un martire non si può mai vincere. Anche spuntandola, è sempre una vittoria di Pirro: se tutto va bene, si finisce come minimo rovinati.</span></p><p style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">Ecco perché la battaglia politico-diplomatica della Gran Bretagna contro Julian Assange e i suoi numi tutelari ecuadoregni è da considerarsi un totale fallimento sotto tutti i punti di vista, e qualunque saranno gli esiti finali di questo estenuante (quanto inutile) braccio di ferro. Londra è riuscita persino a far peggio di quanto non abbia fatto Roma per il caso dei due fucilieri del battaglione San Marco sequestrati dalle autorità indiane. E ci voleva del bello e del buono per fare peggio di una diplomazia prona ai dettami dell’avversario, incapace di far valere le proprie ragioni sotto qualunque profilo, e talmente pusillanime da preferire il sacrificio stillicida di due militari ad una non ben definita ragion di stato. </span></p><p style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">Julian Assange è diventato un martire senza nemmeno essere mai stato un eroe. E non ha fatto certo tutto da solo, anzi. Lui ci ha messo l’idea, e la capacità di saper sfruttare l’onda lunga del fenomeno Anonymous, delle ipotesi di complotto, del web come “tana liberatutti”. Ha solleticato la pancia della gente, anche di quella che di per sé non avrebbe mai creduto ai complotti, ma che trova più consolante crogiolarsi nelle teorie più strampalate piuttosto che affrontare l’orrore (quello sì davvero pauroso) della realtà. Ha costruito, di fatto, un impero mediatico fondato sullo spionaggio e sulla delazione, spiattellando cablogrammi privi di rilievo e spacciandoli per notizie, rivelando i rumor dei diplomatici alla stregua di un tabloid scandalistico, imbarazzando i governi e le diplomazie internazionali, e talvolta mettendo a serio repentaglio non solo operazioni importanti come la lotta al terrorismo internazionale o all’integralismo islamico, ma anche la sicurezza e l’incolumità di migliaia di uomini e donne impegnati sul campo. Assange non ci ha detto nulla che non potessimo già sapere attraverso i canali dell’informazione cosiddetta “ufficiale”, se non informazioni di così infimo rilievo che non rendono certo un mistero il motivo per cui i canali ufficiali le avevano ignorate. E, come se non bastasse, non ha avuto il benché minimo riguardo per le sue fonti riservate, non esitando a scaricarle senza troppo complimenti non appena le cose hanno cominciato a mettersi male, come nel caso del soldato americano Bradley Manning, una delle poche fonti “succose” di Assange, finito davanti alla corte marziale dopo aver rivelato esposto al mondo intero, nemici compresi, le vite di migliaia di suoi commilitoni.</span></p><p style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">Ma per riuscire a fare di un ciarlatano un eroe, e di qui un martire, serviva solo l’ottusità dei suoi nemici. E di questa, ahinoi, ce n’è stata a bizzeffe. A cominciare dai mezzi di informazione e dal loro peccato d’orgoglio: con la vista annebbiata dall’improvvisa notorietà di Assange, i giornalisti hanno completamente dimenticato il lavoro di tanti onorabilissimi colleghi che hanno trascorso la propria esistenza andando sul serio a caccia di notizie e sono corsi dietro al Pifferaio di Townsville dando eco a qualunque sua esternazione. Dopo di loro sono venuti i governi, troppo indispettiti e impanicati dal fatto che qualcuno fosse andato a rovistare nella loro spazzatura per prendersi la briga di verificare che cosa quel qualcuno avesse effettivamente pescato.</span></p><p style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">E, si sa, quando si va nel panico, complice forse anche una notevole coda di paglia, si commettono errori madornali. Come quello di perseguitare un soggetto come Assange non per le sue colpe, ovvero quelle di aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale, il diritto alla difesa e gli interessi economici di più d’un paese, ma per qualche assurdo cavillo montato ad arte in malo modo, come l’improbabile accusa di stupro in Svezia, una teoria che fa acqua più di un colabrodo. Un parallelismo, anche se un po’ stiracchiato, si potrebbe fare con il caso delle Pussy Riot in Russia: nessuno, salvo forse qualche sedicente intellettuale in cerca di visibilità, si sarebbe mai schierato con una manica di sciacquette pseudofemministe che fanno irruzione in una chiesa per abbaiare qualche “vaffa” a tempo di musica. Ma se le stesse sciampiste di cui sopra vengono sbattute in galera alla stregua dei terroristi ceceni, allora diventa facile scatenare l’indignazione nazionalpopolare. Adesso che la frittata è fatta, non resta che incrociare le dita sperando che i danni siano i più limitati possibili. Alla Gran Bretagna, invece, non resta nemmeno questa speranza, ma solo la più clamorosa figura barbina della storia contemporanea.</span></p><p style="text-align: justify; "><span style="font-family:trebuchet ms;">Comunque vada a finire, il Regno Unito passerà per lo zimbello delle diplomazie mondiali. Facendo irruzione nella sede diplomatica di Quito a Londra per prelevare Assange, infatti, gli inglesi si abbasseranno agli occhi del mondo alla stregua di uno stato canaglia. Non facendolo, e limitandosi ad abbaiare davanti al portone di quell’appartamento 3B in Hans Crescent 3, verranno ricordati come gli scalcagnati eredi dell’impero vittoriano, che ieri dominavano il mondo e oggi non riescono a farsi consegnare un ladro di polli da una nazione sudamericana con un sesto della loro popolazione, ed un ventesimo del loro Pil.</span></p><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-70794490697438095712012-08-09T13:42:00.010+02:002012-08-09T18:39:00.016+02:00Schwazer, i forconi e la sindrome di Bambi<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQRq9f_cL5QEJuWtBNxjA9PQ_2Sd_BaYNhyphenhyphenSL9eLAwBD8Ut9X0t_LI41ueIdI7tCnza2Yus6hxaXyL3jQgtR5s5-WfGPVNoU3lcSPzpL4GvmbI27xSdOb3SaEOqAAv72dtsMRtOn37RRl7/s1600/schwazer2.jpg"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 299px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQRq9f_cL5QEJuWtBNxjA9PQ_2Sd_BaYNhyphenhyphenSL9eLAwBD8Ut9X0t_LI41ueIdI7tCnza2Yus6hxaXyL3jQgtR5s5-WfGPVNoU3lcSPzpL4GvmbI27xSdOb3SaEOqAAv72dtsMRtOn37RRl7/s400/schwazer2.jpg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5774656388831515682" /></a><br /><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">Il giorno in cui è stata diffusa la notizia che Alex Schwazer, campione olimpico in carica nella 50 km di marcia, era stato squalificato per doping, c'era una fetta consistente di italiani che avrebbe voluto impiccarlo al pennone più alto, manco fosse il pirata Barbanera. Per poi dopo scuoiarlo, metterlo sotto sale, e sacrificarne i resti al dio azteco della guerra Qegakdkjahgsegcachkthsuhavatl. Persino la frangia italiana di Anonymous, che di recente si sta occupando di tutto tranne che di fare il lavoro di Anonymous, e invece mette il becco ovunque manco fosse lo spin doctor di Daniele Capezzone e Alda D'Eusanio, <a href="http://www.linkiesta.it/alex-schwazer-doping-sito-anonymous">ha voluto firmare a modo suo la firma nel linciaggio mediatico dell'ex eroe decaduto al rango di caccapupù nazionalpopolare</a>. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">Il giorno dopo, quello dell'intervista al Tg1, della confessione in eurovisione, delle lacrime e dell'autoflagellazione pubblica, quella stessa fetta di italiani voleva strapazzarlo di coccole come Topo Gigio, e consolarlo a suon di carezzine sul capino biondo e paterne pacche sulle magre spalle scosse dai singhiozzi e dai conati del rimorso. Dal mostro di Rostov a Bambi, nell'arco di 24 scarse.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">A questo punto i casi sono due: o sono io che sono strano, cosa che non mi sento di poter escludere a priori, oppure l'opinione pubblica pullula di teste di cazzo. Sta di fatto che dopo due giorni di questa merda</span><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;"> proprio non ce la faccio a sopportare anche la terza puntata, quella dello sdegno comprensivo, e della retorica del ragazzo «cinico e ingenuo» (che, se per caso non ve ne foste accorti, equivale per coerenza a definire uno «sionista e antisemita») che oggi anima gli editoriali della stampa buonista e, diciamocelo, anche un po' bigottona.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">Che cosa ne penso io? Ammesso che glie ne freghi davvero a qualcuno, penso che Schwazer sia solo un debole. Non un criminale, non un santo, né un peccatore redento. Soltanto un debole. Con tutto ciò che questo comporta. Vi pare poco? Non lo è. Perché Schwazer non ha scelto di fare il panettiere, il postino, il barista o il professore di matematica. Ha scelto di fare lo sportivo. E lo sport è l'ultimo fenomeno umano dove, seppur sotto forma di allegoria, si palesa in tutta la sua magnifica e inarginabile potenza la selezione naturale: i più forti vincono e si prendono tutto, i gregari si accodano al vincitore sul podio per brillare della sua luce riflessa, e per tutti gli altri sono solo lacrime e stridore di denti, fino all'inevitabile trapasso. Metaforico e allegorico, of course, ma pur sempre trapasso. Per farla più semplice: lo sport è competizione, ergo lo sport ai massimi livelli significa competizione ai massimi livelli. E chi non ce la fa, cade.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">È brutto? È ingiusto? È politicamente scorretto? È disapprovato dal Moige? Ma per la miseria, è sport. Chi mai si appassionerebbe ad una mammoletta che si lamenta per il male ai piedi o perché gli avversari lo prendono in giro? Chi tiferebbe per il folle che manda all'aria di proposito la gara della vita, fosse anche per una nobile causa come sensibilizzare i tifosi su questo o quel male del pianeta? Santo cielo, persino gli atleti neri americani che protestavano contro la segregazione razziale hanno sollevato il pugno chiuso soltanto una volta sul podio, dopo aver fatto un culo così al resto del mondo, e non prima. PRIMA hanno vinto, e POI hanno protestato. Perché «La gente vuole solo goal», come cantava sacrosantissimamente il profeta Helios. Perché l'importante è sempre stato vincere, alla faccia di quel grandissimo paraculo di De Coubertin, che se gli atleti lo avessero mai preso alla lettera oggi il record dei 100 metri piani lo deterrei io con un minuto e 45 secondi, una cocacola mezza sgasata in una mano, un doppio cheesburger nell'altra, e la mutanda smollata. </span><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">Per questo un vero campione oltre al fiato, alle gambe (ma a volte non servono nemmeno quelle, Pistorius docet) e al talento deve avere carattere. Quel carattere che ti serve a reggere la pressione della sfida, a sopportare gli sfottò degli avversari, a capire quando è arrivato il momento di spingere al massimo e anche quando invece arriva il momento di dire basta.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Rispetto a tanti altri atleti, Alex Schwazer ha avuto il coraggio di prendersi le sue responsabilità, anche se mi resta il fiero dubbio che non l'abbia raccontata poi proprio tutta giusta. Sostenere che la dinamica che ci ha rifilato in rassegna stampa faccia acqua da tutte le parti, infatti, sarebbe come dire che Platinette non è proprio una donna. Ma vabbé, accontentiamoci della confessione in diretta nazionale così com'è stata. Rispetto a tanti altri atleti, però, Alex Schwazer non ha avuto il coraggio di essere un campione fino in fondo. E quindi A) giocarsi il tutto e per tutto su quel maledetto asfalto, senza aiutini chimici, e salutare la propria carriera venendo ricordato come l'ultimo atleta morto nel tentativo di difendere a tutti i costi un oro olimpico che amava più di se stesso; oppure B) salutare tutti con almeno due mesi abbondanti di anticipo, annunciando il ritiro per manifesta non-ce-la-faccio-più, e facendo un grande in bocca al lupo ai compagni di squadra, "con un grazie particolare al mio allenatore, alla mia fidanzata, alla mia mamma e al mio sponsor che mi sono sempre stati vicini".</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family:trebuchet ms;">Fine della storia.</span></div><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2183813093084562302.post-91204384463261266232012-08-08T11:56:00.008+02:002012-08-08T12:42:27.144+02:00Sbiancaneve e lo zingaro di Snatch<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgikZv781LYmEEjAhboGbOnZi4MLr8yXYZk6U2QMbsuk1U0DiJiGa98veseYpoPr17lGY8GpslOfYW5OXNv5xwQ3VdOZcUwkVYY5OibKY_MOKtIt5sYVu70aanNx1-RcPVZvCAVRUU7E7SE/s1600/biancaneve_e_il_cacciatore_locandina.jpeg"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 270px; height: 400px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgikZv781LYmEEjAhboGbOnZi4MLr8yXYZk6U2QMbsuk1U0DiJiGa98veseYpoPr17lGY8GpslOfYW5OXNv5xwQ3VdOZcUwkVYY5OibKY_MOKtIt5sYVu70aanNx1-RcPVZvCAVRUU7E7SE/s400/biancaneve_e_il_cacciatore_locandina.jpeg" border="0" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5774245362369422770" /></a><br /><div><span style="font-weight: normal; font-family:trebuchet ms;"><br /></span></div><span style="font-weight: normal; font-family:trebuchet ms;"><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:trebuchet ms;font-size:100%;">L'idea di partenza era buona: trasformare una favola pallosa come quella di Biancaneve (una sorta di velina ante-litteram ammantata di una regalità esclusivamente dovuta alla schizofrenica araldica Disneyana, che deve riconquistare il suo regno facendo valere la sua dote più importante, ovvero essere la più figa di tutte, alla faccia delle femministe brutte, basse e pelose che si pettinano come Germano Mosconi) in un bel racconto gothic-noir-splatter-vieniquichetisbudello. </span><span style="font-size: 100%; font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">Cacchio, l'idea era così buona che persino i Vanzina sarebbero riusciti a cavarne fuori un filmone da Oscar, anche lo avessero infarcito fino alla nausea di scuregge, puppappèra e malimortaccitua vari.</span></div></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-weight: normal; font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;"><br /></span></div><div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:medium;">Invece no.</span></div><div style="text-align: justify;font-weight: normal; "><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;font-weight: normal; "><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">Rupert Sanders (e già da uno che si chiama come l'orsacchiotto di Stewie Griffin bisognava aspettarselo) ne ha sfornato una via di mezzo tra un monologo fuori sinc di Enrico Ghezzi e l'eutanasia praticata con un seghetto da traforo. Siccome menarla per 127 minuti (che sono poi l'equivalente di due ore e un coito medio, eh) con la storia di «Chi è la più bella del reame? Io, no tu, no, io, no lei, muori, no muori tu» era francamente impensabile, questo genio incompreso (persino da se stesso) del regista ha pensato bene di infilarci in mezzo tutte le copiature (pardon, citazioni) possibili e immaginabili da "Il signore degli Anelli", "Le Cronache di Narnia", "Avatar", "Un jeans e una maglietta" (vedasi a questo proposito il fratello della regina cattiva). Senza contare che ci sono più tempi morti in questo film che ne l'Intervallo della Rai con le pecorelle che brucano sul prato e le rovine greche sullo sfondo. Venendo ai dialoghi, c'è da dire che è stato un bel gesto farli scrivere ai ragazzi in riabilitazione dopo un incidente stradale. In fondo è anche con film come questi che si sensibilizza il pubblico sul pericolo delle stragi del sabato sera.</span></div><div style="text-align: justify;font-weight: normal; "><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;font-weight: normal; "><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">Ma la cosa peggiore (o migliore, a seconda del livello di masochismo del lettore) sono i personaggi. Che ora andremo sinteticamente a descrivere:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">-<b> Biancaneve</b>: È la tizia di Twilight (e va beh...), la sua massima aspirazione artistica può essere solo diventare l'Asia Argento californiana, ha la verve recitativa del mio scaldabagno elettrico e la faccia di chi era andata al Sert a ritirare la propria dose di metadone ma purtroppo aveva trovato chiuso. Limona gente a casaccio senza sapere bene il perché, ed esorta gli uomini alla battaglia finale con un monologo che, più che somigliare a quello di Braveheart, come avrebbe voluto, sembra essere la giaculatoria di una beghina durante una messa di trigesima.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">- <b>Il Cacciatore</b>: è lo zingaro di Snatch interpretato da Brad Pitt. U-GUA-LE. È sempre ubriaco, si esprime in modo incomprensibile, però non gli piacciono i coni e, quel che è peggio, non ha nemmeno i soldi per vivere in una roulotte.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">- <b>La Regina Cattiva</b>: Si chiama Ravenna. E non faccio battute toponomastiche perché ormai le hanno fatte tutti quelli che hanno recensito il film prima di me. Ad ogni modo è una topa stellare anche con le rughe, e il fatto che debba uccidere della gente per rimanere tale e conservare il suo potere non fa altro che confermare quanto lei sia una persona migliore di voi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style=" ;font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">- <b>I Sette Nani</b>: A parte che sono otto, ma poi uno muore e mette le cose a posto. Somigliano ad agricoltori del Midwest (manga loro soltanto il berretto della John Deer e le lattine di Bud schiacciate sulla fronte come ostentazione di virilità), si chiamano come </span><span style="font-weight: normal; font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">agricoltori del Midwest (uno di loro si chiama Gus), parlano come </span><span style="font-weight: normal; font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">agricoltori del Midwest (mancano solo gli appassionanti monologhi sul granturco), e hanno la vis comica del ministro Giarda quando si gratta le orecchie. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-weight: normal; font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-weight: normal; font-family:'trebuchet ms';font-size:100%;">La cosa migliore di tutto il film è che a un certo punto a metà del primo tempo è partito il condizionatore del cinema (il motore di un vecchio B-25 Mitchell residuato bellico della II Guerra Mondiale riadattato alla bisogna) e il rombo ha impedito di comprendere fino in fondo i dialoghi. Ma temo che questo optional non venga offerto da tutte le sale, solo in quella in cui sono andato io. Se proprio dovete scegliere tra investire 7 euro nel biglietto del cinema o andare in ferramenta comprando l'equivalente in viti, consiglio la ferramenta. Anche ingerendole, le viti sono sempre la scelta migliore.</span></div></div><div class="blogger-post-footer">tratto da "Il resto del Pautasio", http://ilrestodelpautasio.blogspot.com</div>Pautasiohttp://www.blogger.com/profile/15253218531229420105noreply@blogger.com0